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3. Annunciare la Parola – 1 novembre 2020


1 novembre
TUTTI I SANTI

Come stelle nel mondo di Dio


PER RIFLETTERE E MEDITARE

Oggi la Chiesa ci ricorda la chiamata universale alla santità. Una santità che è alla portata di tutti e che viene affidata alla nostra libertà. I santi, i «puri di cuore», hanno seguito Gesù e hanno fatto delle beatitudini uno stile di vita, le hanno vissute con generosità, facendo di se stessi qualcosa di bello per Dio. Proprio per questo hanno affrontato senza esitare difficoltà e persecuzione senza spaventarsi e senza arrendersi, sapendo che Dio era dalla loro parte.

Una moltitudine immensa

I testimoni di Geova prendono alla lettera il numero 144.000 e affermano che solo loro si salveranno. Ma i 144.000, questa schiera dei «servi del nostro Dio segnati dal sigillo», sono in realtà una quantità sterminata, espressa dal numero simbolico di 144.000 (il quadrato di 12, numero della totalità, moltiplicato per 1000). Essi non vivono ancora nel mondo di Dio: sono i cristiani della prima ora e attendono questo giorno nella speranza, purificandosi attraverso le dure prove a cui la comunità cristiana è stata sottoposta in quei tempi apostolici.
Ma ecco, in una seconda visione, apparire una «moltitudine immensa», che nessuno potrebbe contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Indossano la veste bianca e rami di palma. Stanno in piedi davanti all’Agnello e gridano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». Uno degli anziani si rivolge a Giovanni e gli dice: «Questi, che sono vestiti di bianco, sono i martiri di Dio. Sono passati attraverso la grande tribolazione e sono stati fedeli. Le loro vesti sono state lavate e rese candide versando il loro sangue come ha fatto Gesù, l’Agnello di Dio». Essi sono i santi che hanno già portato a termine la loro esistenza sulla terra e vivono nella gioia di Dio. «Amici di Cristo, hanno servito il Signore nella fame e nella sete; nel freddo… nel faticoso lavoro; nelle veglie e nei digiuni; nelle preghiere e nelle pie meditazioni; spesso nelle ingiurie e nelle persecuzioni» (Imitazione di Cristo). Immagini simboliche e consolatorie per i cristiani di una Chiesa perseguitata, che sopportavano la fatica della predicazione e andavano incontro a difficoltà di ogni tipo, compresa la tentazione di abbandonare la fede per evitare il martirio.

Le beatitudini

Il Vangelo ci presenta le beatitudini secondo Matteo. Gesù le proclama all’inizio della vita pubblica. Esse sono «la più completa ed esigente definizione della santità» (Gianfranco Ravasi). Di fatto i santi le hanno vissute con maggior determinazione, facendo propria la scelta di campo di Gesù-messia, di Gesù-uomo che nell’intera sua esperienza manifesta la propria preferenza per i miti, i poveri, per chi soffre; e dichiara che ad essi è destinata la salvezza. Beatitudini che proclamano la felicità e la riuscita delle categorie più svantaggiate e meno riconosciute in ogni tempo. Anche nel nostro, mentre la nostra società dice «beati» e premia piuttosto le anti-beatitudini dei furbi, dei consumisti, dei prepotenti.

Chiamati alla santità

Un gruppo di giornalisti intervista Madre Teresa. Uno di loro, per metterla in difficoltà, le chiede: «Dicono che lei è santa. È vero?». Domanda indiscreta, forse provocatoria. Risponde: «Tutti i cristiani sono chiamati a diventare santi». E puntando il dito sui giornalisti, aggiunge: «Anche voi!».
Che cos’è infine la santità? Chi sono i santi? Santità è un modo serio di seguire il Signore, diventando nelle sue mani persone affidabili, degni di fiducia.
Due sono le obiezioni che fanno molti cristiani di oggi quando si parla di santità: la difficoltà di viverla nel contesto del nostro tempo e la convinzione che i santi erano fatti di una stoffa speciale, avevano cioè le qualità giuste per diventare santi.
Sia chiaro che nessuno di noi oggi è chiamato a cambiare il mondo intero: ciò che conta è cominciare a vivere in pienezza e con gioia la propria personale esperienza di vita nel nostro tempo. Se tutti lo facessero, ci sarebbe già il regno di Dio sulla terra. Quanto alle qualità personali, spesso i santi non ne hanno avute più di noi. Di san Carlo Borromeo i biografi del suo tempo con un po’ di crudezza hanno detto che era «di intelligenza normale, di scarsa memoria, gracile di salute, balbuziente, di aspetto fisico piuttosto sgradevole…». Madre Teresa era una donna di bassa statura e con un volto pieno di rughe. Ma sia san Carlo che Madre Teresa hanno messo se stessi nelle mani di Dio e lui ha potuto giocare con loro, come ha fatto con tanti altri santi. E apparvero ai contemporanei delle persone bellissime.
È vero, noi abbiamo ormai delle abitudini consolidate, ci siamo incamminati su una strada di normalità da cui è difficile uscire. Eppure è sempre possibile ricominciare a ogni età e proporci qualcosa di bello per Dio. Guardando ai santi e prendendoli come modelli, pur rimanendo noi stessi, perché nessuna donna è chiamata a diventare come san Teresa e nessun uomo è chiamato a diventare come san Francesco, ma ognuno deve semplicemente diventare se stesso di fronte a Dio e rispondere ai progetti che Dio ha su di lui sin dall’eternità. Ricordando che il paradiso lo godrà chi lo ha già gustato un poco su questa terra.

 UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

Se non puoi essere un pino sul monte,
sii una pianticella nella valle,
sulla sponda di un ruscello.
Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere una via maestra,
sii un sentiero.
Se non puoi essere un sole,
sii una stella.
Ma sii sempre meglio di ciò che sei ora.
Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato a essere:
poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita.
(Attribuita a M. L. King)