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10. Anche Noi Vogliamo Capire – 9 febbraio 2020

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola 

 

 

PRIMA LETTURA (Is 58,7-10)
Il terzo Isaia, un autore del VI-V secolo, propone i temi cari ai profeti del suo tempo: l’attenzione agli oppressi, agli affamati, ai senza tetto, la vita nuova vissuta nella giustizia e nella solidarietà. È così che il buon ebreo si assicura l’assistenza e l’aiuto di Dio, è così che «la sua luce brillerà fra le tenebre».

Capire le parole
* Digiuno. Si tratta di astenersi dal prender cibo per un tempo definito e limitato come atto volontario offerto a Dio. In questo modo gli si esprime una radicale sottomissione in quanto la rinuncia a qualcosa di sia pur lecito e necessario vale come affermazione della sua superiorità su ogni altra cosa. Anche il digiuno rischia però di restare come un atto fine a se stesso e vuoto se non è accompagnato (e talvolta preferito) dall’attenzione ai bisognosi, ai deboli e a coloro che sono afflitti da persecuzione.


SECONDA LETTURA (1 Cor 2,1-5)
Prosegue la lettura continua della lettera ai Corinzi, iniziata quasi un mese fa. Paolo si propone di educare la sua comunità a un genuino sentire cristiano. In questo brano ricorda di essersi presentato a loro non con la forza di una filosofia (come forse aveva fatto ad Atene), ma con quella del Vangelo e della croce di Gesù. Caratteristica della sua predicazione è la gratuità e il suo stile semplice, accompagnato dalla testimonianza. Ma anche dalla forza e dalla potenza dello Spirito.

Capire le parole
* Sapienza umana. È il ben parlare, con stile, con eleganza, quella capacità di saper conquistare finanche ad affabulare gli uditori. Paolo ci tiene invece a ricordare che tutta la sua predicazione è basata su quanto di meno possa risultare affascinante: il Cristo crocifisso, sconfitto e fallimentare, su cui ha trionfato la potenza di Dio che lo ha risuscitato. Solo chi è animato da fede e da nessun altro interesse terreno riconosce e accoglie tutto questo.


VANGELO (Mt 5,13-16)
Il testo liturgico dice che Gesù parla ai suoi discepoli, forse intendendo con essi gli apostoli, che ha appena scelto. In realtà Gesù parla alle folle che lo ascoltano e ai suoi discepoli, cioè semplicemente a chi ascolta le sue parole e vuole vivere di conseguenza. Matteo indica chiaramente a quale prezzo i cristiani saranno sale e luce del mondo: «Poveri, miti, assetati di giustizia, puri, perseguitati, operatori di pace». Sono le beatitudini vissute e testimoniate, i versetti 1-12 di questo stesso capitolo, quelli che precedono il brano che ci viene proposto oggi.

Capire le parole
* Moggio. Era un antico e grosso recipiente in legno, la cui capacità di contenere granaglie e altri alimenti è diventata col tempo unità di misura delle merci alimentari. Gesù avvisa che la lampada affinché faccia luce nella stanza non deve essere posta al di sotto dei mobili ma ben in evidenza e in alto.


IN SINTESI… Una settimana fa si diceva che Gesù è la luce del mondo, una luce che è venuta a illuminare un’umanità immersa nelle tenebre. Il brano di Matteo di oggi ci sorprende dicendo che Gesù chiede la stessa cosa anche ai suoi discepoli e a ciascuno di noi: cioè di essere anche noi luce davanti agli uomini e sale della terra. Ogni cristiano infatti dovrebbe riproporre nel suo piccolo l’esperienza di vita di Gesù, le sue scelte, la sua persona. Siamo al capitolo 5 di Matteo, quello che inizia con la proclamazione delle beatitudini, a cui seguono le linee di comportamento del discepolo, una sintesi della legge come viene proposta da Gesù.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2020 – LDC”