In un nuovo studio di scorrevole e comprensibile lettura,
un quadro ampio dell’autentica vicenda storica di Gesù
IL VOLTO STORICO DI GESÙ
di Giordano Frosini
(Editrice Elledici – Pagine 224 – € 14,00)
È in libreria il nuovo studio del teologo Giordano Frosini intitolato “Il volto storico di Gesù". Il volume, che si caratterizza per la lettura scorrevole e comprensibile e per la ricchezza di documentazione, accessibile al lettore medio, offre un quadro ampio dell’autentica vicenda storica di Gesù.
C’è corrispondenza tra la fede “post-pasquale", che si consoliderà prima nei vangeli e poi nei grandi concili della chiesa, e quanto le fonti documentarieci dicono del Gesù che visse duemila anni fa in Palestina? Gli evangelisti sono degli “storici" oppure gli “inventori" e “creatori" della storia di Gesù? E allora i cristiani sono ingenui sognatori, che si accontentano di favole e di leggende costruite in un passato lontano?
Su queste e altre domande è passata una lunga storia di ricerche, discussioni e progressivi approfondimenti arrivata ormai a conclusioni probanti, tanto che, oggi, è possibile tracciare un quadro piuttosto ampio e sicuro dell’autentica vicenda storica di Gesù di Nazaret.
Il volume ripercorre i sentieri e i risultati di questa ricerca, dagli “anni nascosti" di Gesù all’inizio della sua missione, dal suo insegnamento morale alla “dottrina nuova" (Mc 1,27), dal processo e dalla morte in croce al cambiamento radicale e repentino dei discepoli la mattina del “primo giorno dopo il sabato", fino a spingersi a esplorare il tema dell’autocoscienza del Maestro di Galilea. Un’appendice pone a confronto, infine, il messaggio di Gesù e il pensiero di Paolo di Tarso.
Premessa dell’autore:
Non tutti se ne rendono pienamente conto, salvo in occasione di qualche passo sporadico reperito qua e là, ma la lettura dei vangeli presenta notevoli difficoltà di fondo, delle quali il lettore intelligente dovrebbe prendere preventivamente atto e correre ai ripari con uno studio almeno sufficientemente attento e documentato. Dopo tante fatiche e tante ricerche di carattere storico espletate nel passato dagli specialisti, una lettura fondamentalista che prende il testo così come giace, senza una pur minima attenzione critica, non è più ammessa, rifiutata com’è con parole forti e decise perfino dai documenti ufficiali della chiesa. Siamo nel tempo dell’aggiornamento e non ci si può sottrarre alle sue esigenze.<
La questione più seria che si impone oggi è quella della storicità dei testi che la tradizione ci ha consegnato. Non soltanto perché su di essi è passata la mano pesante e demolitrice di una certa critica laicista, aspra e radicale, secondo la quale i cristiani sono ingenui sognatori, che si contentano di favole e di leggende costruite nel passato lontano e arrivate a noi con la mediazione di una comunità che non si è accorta, o finge di non accorgersi, dell’inganno di cui è vittima e portatrice. Le pubblicazioni in questo senso si moltiplicano ai nostri giorni e trovano larga diffusione anche in un pubblico criticamente impreparato.
Ma le difficoltà non provengono soltanto dal fronte laico. Perché gli stessi cristiani, constatato che i vangeli non sono libri storici, ma libri di fede (con fondamento storico, aggiungiamo), hanno dovuto distinguere fra ciò che è rivelato e ciò che è storico: il primo ambito è più ampio del secondo, il che vuol dire che, per il credente, nella Scrittura tutto è rivelato e va accolto con fede, ma non tutto è storico. Distinguere le due formalità da allora è diventato un impegno statutario, che è stato perseguito con dovizia di mezzi e con un contributo corale interconfessionale negli ultimi decenni. L’interesse storico è andato così gradualmente aumentando per un complesso di motivi che si sono imposti all’attenzione degli studiosi dei testi evangelici: si va da una generica valutazione dell’elemento storico tipico dei tempi moderni alla sfida di teorie radicali come quella di Reimarus (1694-1768), al quale si deve attribuire la prima contestazione radicale della storicità dei vangeli, al minimalismo storico di R. Bultmann, smentito dai suoi stessi discepoli, alla stessa origine ormai risaputa dei vangeli, agli attuali divulgatori secondo i quali Gesù non ha mai detto di essere Dio, non ha mai pensato di fondare una nuova religione, non è certamente all’origine di tutta quell’impalcatura religiosa che è fiorita per opera dei discepoli sul suo insegnamento, pure meritevole di grande attenzione e di altrettanta ammirazione.
A questo punto, la domanda fondamentale è: c’è corrispondenza fra la fede post-pasquale, che si cristallizzerà prima negli scritti evangelici e poi nei primi grandi concili della chiesa, e quanto le fonti documentarie ci dicono del Gesù che visse in carne e ossa duemila anni fa nella sua Palestina? In altre parole, in gergo, c’è corrispondenza fra gesuologia e cristologia, fra il Gesù della storia e il Cristo della fede? Non sono pochi a dubitarne, anzi non sono nemmeno pochi coloro che la negano. Intanto però su queste domande è passata una lunga storia di ricerche, di discussioni, di progressivi approfondimenti, arrivata ormai a conclusioni probanti, fino al punto che, ai nostri giorni, è possibile tracciare un quadro abbastanza ampio e sicuro dell’autentica vicenda storica di Gesù. Non una biografia vera e propria, come si sa, impossibile a realizzarsi, ma comunque almeno una sintesi sommaria degli avvenimenti fondamentali della sua vita, cominciando dagli ultimi suoi giorni, che sono i primi a essere stati fermati nella memoria e negli scritti.
Le ricerche sono ancora in corso. La finalità è troppo importante per poterla abbandonare. Ritornare al Gesù autentico, al suo vero volto, a quanto ha veramente fatto e a quanto ha veramente detto, possibilmente alle sue ipsissima verba, agli ipsissima facta, è stato l’impegno costante degli studiosi sia protestanti che cattolici, i quali, con le loro ricerche, hanno riempito più di un secolo di storia e intere biblioteche di volumi.
I risultati della ricerca si sono riverberati immediatamente negli altri trattati della teologia, in particolare nella teo-logia in senso stretto (cioè nella concezione di Dio) e nell’ecclesiologia: da una parte, infatti, con i suoi gesti e le sue parole Gesù manifesta la vera natura di Dio; dall’altra, la chiesa non può che seguire le orme tracciate dal suo fondatore. Tutti i momenti della vita di Gesù hanno per questo un valore assoluto ed esemplare: la loro completa ricerca rimane l’impegno del lettore attento e perspicace. Al fondo, è la cristologia della kenosi che impone i suoi ritmi a tutto il resto. L’apostolo Paolo introduce l’inno cristologico cantato nelle sue chiese con l’ammonizione: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù" (Fil 2,5). La kenosi è legge trinitaria, prima che cristologica, di conseguenza non può non essere legge della chiesa e del cristiano singolarmente preso.
Anche la cristologia dall’alto, la cristologia della gloria, ha la sua validità, ma il punto di partenza metodologicamente più opportuno è certamente la cristologia dal basso. Così fa san Paolo nel testo appena citato, così fecero i primi discepoli del Signore, così suggerisce il documento fondamentale sulla catechesi dei vescovi italiani, così fa colui che dà pienezza di significato al mistero dell’incarnazione, alquanto oscurato nel passato da affermazioni come quella delle tre scienze (fra le quali la visione beatifica) comunemente attribuite a Gesù. Indicazioni da non dimenticare quando, perfino nei Paesi della teologia della liberazione, “un’ondata spiritualista e carismatica ha enfatizzato il Cristo della fede" (J. B. Libãnio).
Ma forse il merito maggiore della ricerca del Gesù missionario, viandante povero e senza fissa dimora lungo le strade polverose della Palestina, è la possibilità di un incontro personale e quasi diretto con lui, con la sua personalità prorompente, col suo fascino inimitabile e contagioso. C’è, a questo proposito, una sensazione che l’autore ha il dovere di segnalare, sperando che essa si comunichi anche al lettore attento e armato di buona volontà: man mano che l’indagine andava avanti, crescevano l’amore, l’affetto e la simpatia per il protagonista dell’intera vicenda, quel Gesù, maestro inimitabile di vita, fratello universale, luce che illumina ogni uomo, ponte fra il cielo e la terra, colui che in pochi mesi, venti secoli fa, in un Paese insignificante e senza nome, ha dato inizio alla più grande rivoluzione dell’intera storia umana e ha comunicato un messaggio di vita e di speranza che non è venuto e non verrà mai meno. Semplicemente perché è la speranza di Dio. Se l’effetto si riproducesse nei lettori, la fatica dell’autore sarebbe abbondantemente ricompensata.
Giordano Frosini
GIORDANO FROSINI, docente di Teologia sistematica nella Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, è autore di numerose opere che spaziano da un capo all’altro della teologia, alcune delle quali sono state tradotte in portoghese, albanese, spagnolo e polacco.
Il suo intento fondamentale è quello dell’aggiornamento, unendo insieme la serietà scientifica e lo stile piano e divulgativo. Di lui ha scritto L. Sartori: «I libri di Frosini sono sempre accattivanti, chiari e pieni di brio e di fantasia: perciò efficaci».
Il volto storico di Gesù
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