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8. Aforismi – 6 t.o. C, 17 feb ’19

LA LEZIONE SAPIENZIALE DI GEREMIA
Già nella Prima Lettura benedizioni e maledizioni sono poste dal profeta Geremia in netta contrapposizione: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo…», e «Benedetto l’uomo che confida nel Signore…».
Quel verbo «confidare» andrà preso non nel senso di fare confidenze, ma nel senso di «affidarsi totalmente a…». Cioè impostare l’esistenza puntando tutto su una persona. “Su Dio o sull’uomo?” è il dilemma impostato da Geremia.

* Geremia si è spiegato con immagini poetiche facili da ricordare. Ha detto:
– chi confida nell’uomo, è come il tamarisco nella steppa;
– chi confida in Dio è come l’albero piantato lungo un corso d’acqua.
«La steppa, il deserto, la terra di salsedine», era «dove niente può vivere»: l’uomo che confida nell’uomo è come il tamarisco, pianta stentata, tristanzuola, che vivacchia nei terreni aridi, e fa pena a vedersi.
All’opposto, la sponda del fiume: fresca, irrigata, ombrosa. Le piante affondando le radici, trovano facilmente l’acqua, e crescono rigogliose.

* Si può puntare tutto sull’uomo, per esempio perchè dalla vita si esclude Dio. Oggi ci sono pensatori che parlano di una morale laica. Ritengono che si possa organizzare la vita sociale indipendentemente da Dio.
Parlano di una qualche solidarietà possibile, di socialità da praticare. Finiscono per dire: dal momento che siamo tutti sullo stesso zatterone, cerchiamo di barcamenarci tutti insieme meglio che si può.
Ma poi trovano difficile spiegare perché dovremmo essere onesti, sociali, solidali.

* Perché pagare le tasse, non rubare, non ammazzare?
– Ha scritto Dostoevskij: «Se Dio non esiste, allora tutto è permesso».
– E Jean-Jacques Rousseau, che non era uno stinco di santo: «Se Dio non esistesse, il solo logico, terribilmente logico, sarebbe il malfattore».
– Spiegate un po’ a un mafioso perché non dovrebbe imporre tangenti o non dovrebbe spacciare la droga.
– E che dire a quelli che oggi si vantano della trasgressione, e la praticano vantandosene, quasi fosse una virtù?

* Quando si taglia fuori dalla vita Dio, non si sa più a chi appellarsi. Proprio per questo Geremia richiamava i suoi concittadini alla necessità di impostare l’esistenza sull’amicizia con Dio: «Benedetto l’uomo che confida nel Signore». Non nell’uomo, nella morale laica, ma nel Signore.
La lezione sapienziale del profeta è un invito a organizzare l’esistenza puntando su Dio: quel Dio che aveva scelto Israele, e attendeva a sua volta di essere scelto.

(tratto da: ENZO BIANCO, All’altare di Dio – Anno B – Elledici 2009)

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9. Canto Liturgico – 6 t.o. C, 17 feb ’19

Ecco a voi questa settimana un canto di INIZIO

RITMATE SUI TAMBURI – A. Fant
     dal cantico di Giuditta e dal salmo 150
(Nella Casa del Padre, n. 714 – Elledici)

1. Ritmate sui tamburi un inno al mio Dio,
sull’arpa e sulla cetra la lode per Lui.

Rit. Ti dirò grazie, ti benedirò Signore
Ti dirò grazie, ti benedirò.
Dio sei mia forza se m’abbandono in Te,
sei la mia salvezza se confido in Te Signore.
Ti dirò grazie, ti benedirò Signore
Ti dirò grazie, ti benedirò.

2. Andate per il mondo, portate la sua luce,
donate nella vita amore e verità.

3. Lodate il Signore con gioia e allegria,
o giovani del mondo, cantate con noi.

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10. Narrazione – 6 t.o. C, 17 feb ’19

LE MANI
Dopo la morte, un uomo si presentò davanti al Signore.
Con molta fierezza gli mostrò le mani:
«Signore, guarda come sono pulite le mie mani!».
Il Signore gli sorrise, ma con un velo di tristezza, e disse:
«È vero, ma sono anche vuote».

Riempi le tue mani di altre mani. E stringile forte.
Ci salveremo insieme. O non ci salveremo.


(tratto da: Bruno Ferrero, 365 Piccole Storie per l’anima, Vol. 1, pag. 408 – Elledici 2007)

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1. Letture – 2 t.o. C, 20 gen ’19

LITURGIA DELLA PAROLA

PRIMA LETTURA
Gioirà lo sposo per la sposa.

Dal libro del profeta Isaìa (Is 62,1-5)

Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sl. 95(96)
Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.

SECONDA LETTURA
L’unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 12,4-11

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
Parola di Dio

CANTO AL VANGELO Cf. 2Ts 2,14
Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.

Alleluia.

VANGELO
Questo, a Cana di Galilea,
fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,1-11)

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma
lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Parola del Signore

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2. Esegesi – 2 t.o. C, 20 gen ’19

(spunti di esegesi)

RIEMPITE LE ANFORE

Isaia 62,1-5 – Per amore di Sion non tacerò
1 Corinzi 12,4-11 – Vi sono diversi ministeri
Giovanni 2,1-11 – Fu invitato alle nozze anche Gesù

Dio gioirà per te
I testi domenicali segnalano la rilevanza del tema nuziale. L’immagine delle nozze è la più adatta per dire chi è Dio, cosa fa per noi e che cosa da noi si aspetta, qual è il cuore, la fonte e il fine di tale relazione tra Lui e noi. Il profeta ricorda che Sion, resa nuova dal Signore, riceve segni di regalità, che però non la fanno grande, ma sempre è sotto l’attenzione del Signore: «Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (Is 62,5). Questo sentimento di gioia ci fa sentire Dio vicino. Sembra quasi che egli abbia «bisogno» della sua creatura per cancellarne l’infedeltà e condividere con essa un nuovo patto nuziale. Nel Vangelo ciò che Gesù fa nelle nozze a Cana, è un rimando anticipato alla sua risurrezione nella quale Dio irrompe definitivamente nella storia umana. Questa «ora» non è ancora venuta, ma Gesù l’anticipa con un segno. «Il terzo giorno» (v. 1), è nota di tempo che ci protende verso il giorno della risurrezione di Gesù. L’acqua cambiata in vino esprime il passaggio dal segno dell’acqua, presente in tutto l’Antico Testamento, al nuovo segno del vino nuovo in Cristo, il quale dice di essere la vera vite. In lui è giunto il tempo in cui i popoli possono vedere la giustizia di Dio.

Nel dono della gratuità
A Cana Gesù inizia a manifestare i segni del Regno, e compie un miracolo che potremmo dire quasi «inutile». Non guarisce un paralitico, non ridona la vista ad un cieco, non libera un indemoniato, né cammina sul mare in tempesta e lo placa. Semplicemente regala, ad un banchetto di nozze, più vino e vino migliore! Il Signore della storia è l’Onnipotente, ma anche l’umile; è Colui che sconfigge i potenti, ma anche Colui che in mezzo a tanti, partecipa al banchetto. Le sei giare sono i sei giorni dell’uomo, i giorni della purificazione in un cammino di attesa e di lavoro, nel settimo giorno giunge Gesù e porta a compimento i giorni dell’attesa. I giorni dell’attesa divengono vino sovrabbondante per il banchetto dell’ultimo giorno. La sorpresa di fronte al vino ultimo migliore del primo, sembra voler alludere allo stupore dell’uomo di fronte alla novità del Regno.

Per una trasformazione piena
Credere è inserirsi in questo cammino di cambiamento: dall’acqua al vino, dal vino buono al vino migliore, dalla morte alla risurrezione, dalla carne allo Spirito, dalle tenebre alla luce. Credere nella manifestazione di Gesù vuol dire sedersi a mensa con Lui al banchetto della vita. Ogni cristiano d’ora in poi non dovrà più registrare le piccole disavventure del momento, ma solo scorgere il mistero che lo Spirito propone dietro i segni del momento. Maria è al banchetto con Gesù e gli apostoli, sembra che la famiglia non sia completa senza di lei. Interviene con una mediazione tanto discreta quanto efficace. È una delle nobili proprietà delle madri quella di essere in mezzo, ma con discrezione. La mediazione di Maria porta al Cristo le urgenze dell’uomo (non hanno più vino) e ricorda all’uomo l’attenzione alla Parola del Figlio (fate quello che vi dirà).

Capace di vivere la libertà
Il Signore allora, che ci chiede di essere come Lui, domanda un cuore libero per scoprire questi semplici segni del Regno ed accogliere l’invito di Maria, maestra della quotidianità, a fare ciò che ci dirà. E se ci dirà di compiere un miracolo, ci insegnerà a farlo, se ci dirà di portare a tavola una brocca apparentemente colma d’acqua, trasformata da Lui nel migliore dei vini, noi lo faremo con lo stesso entusiasmo e lo stesso stupore, perché in ogni gesto si manifesti la sua tenerezza per i figli. I doni che lo Spirito fa sono diversi, ma lo Spirito rimane uno; i ministeri che Gesù Cristo ha affidato a ciascuno sono diversi, ma rimane Lui il solo Signore; le opere che Dio Padre compie in ciascuno sono le più varie, ma Egli rimane l’unico Dio. Lo Spirito concede a ciascuno una manifestazione particolare di sé, preferendo la diversità all’uniformità e dando così il segno di un amore che cede al fascino di ogni persona.

PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Dio gioisce, e tu per cosa gioisci?
– In che cosa riesci ad essere gratuito?

IN FAMIGLIA
Il matrimonio è motivo di gioia.
I genitori elencano tutte le gioie che sentono di aver avuto e ricevuto.
Dall’elenco ricavano una realtà che più di altre hanno percepito pienamente gratuita, frutto di un regalo pieno e totale.

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3. Annunciare la Parola – 2 t.o. C, 20 gen ’19

1. PER COMPRENDERE LA PAROLA

La I lettura, che presenta Gerusalemme come la Sposa del Signore, è messa in rapporto col Vangelo delle nozze di Cana: qui Gesù dona il vino nuovo, simbolo della grazia che realizza le sue nozze con l’umanità da lui salvata.

PRIMA LETTURA
I versetti, presi da Isaia 62, sono pervasi da un grande fervore di gioia e di speranza. Sono stati composti al ritorno dall’esilio. Nonostante le rovine in cui gli Israeliti hanno trovato Gerusalemme, il profeta si lascia andare all’euforia. Egli vede e vuol far vedere l’avvenire che il Signore riserva a Sion.
Egli vede Gerusalemme risplendente di luce, come l’aurora dopo la notte, come una lampada che dissipa le tenebre. E questa luce attirerà i popoli. Ritroveremo nel salmo il tema dell’ammirazione dei pagani per Gerusalemme.
Ma soprattutto vede rinnovarsi le relazioni di Israele col suo Dio: corona e diadema di Dio, Gerusalemme manifesterà la gloria del suo Re. Più ancora: il Signore trovando la sua gioia nella città da lui ricostruita, ne farà la sua sposa. Le darà un nome nuovo: “Mio compiacimento”, “Sposata”. (Nella Bibbia, dare un nome significa sempre operare una trasformazione profonda dell’essere).
Questa intimità di Dio col suo popolo (simboleggiato da Gerusalemme) è tanto più meravigliosa in quanto segue a un lungo periodo di apparente abbandono. Proprio la “abbandonata”, la “devastata”, è ormai la giovane sposa.

SALMO
I versetti presi dal salmo 95 esprimono lo stesso fervore di trionfo e la stessa attesa universale. Si tratta d’un canto nuovo, perché, finite le prove di Israele, la liberazione degli esiliati e la ricostruzione di Gerusalemme creano una situazione del tutto nuova. I pagani potranno finalmente riconoscere la gloria, la potenza, la santità del Signore e servirlo come loro Re e Giudice.

SECONDA LETTURA
Il brano, preso dalla prima lettera ai Corinzi, ci offre un prezioso chiarimento sulla vita della Chiesa, le sue ricchezze e le sue povertà.
Le sue ricchezze: l’abbondanza e la varietà dei doni dello Spirito (i doni fatti da Cristo-Sposo alla sua Chiesa-Sposa), che mirano soprattutto al progresso della fede, alla vita cristiana, al discernimento, e nello stesso tempo al bene dei cristiani (guarigioni, miracoli) e al fervore delle loro assemblee di preghiera (le lingue, l’interpretazione).
Le sue povertà: l’insistenza di Paolo nel ricordare che un solo Dio – Signore e Spirito – distribuisce questi diversi doni, l’affermazione che tali doni sono ricevuti “per l’utilità comune”, evocano la confusione, le divisioni, l’ambiguità di certi entusiasmi che provocano delle crisi nella comunità di Corinto.

VANGELO
L’episodio delle nozze di Cana è, come l’intero Vangelo di Giovanni, colmo di simboli.
A una prima lettura vi troviamo parecchi dati interessanti: il riconoscimento da parte di Dio del valore della vita coniugale e della festa; l’importanza dell’intercessione di Maria, attenta ai nostri bisogni; la potenza di Cristo, la sua generosità nei doni, la sua discrezione negli interventi, che tuttavia sono determinanti per la fede.
È necessario però spingerci molto più avanti.
Queste nozze umane, dove Gesù è presente, sono il punto di partenza del tema di Gesù, sposo dell’umanità.
Le nozze di Cristo e della Chiesa avverranno quando “sarà giunta l’ora”, l’ora cioè in cui, sulla croce, Cristo si offrirà totalmente per la Chiesa; l’ora in cui Maria, “la Donna”, diventerà madre della nuova umanità.
Allora l’acqua delle giare di pietra (simboleggiante il rituale giudaico diventato del tutto inutile) cederà il posto al vino nuovo (simboleggiante la grazia e il dono dello Spirito nella Nuova Alleanza).
Allora, molto più che col miracolo di Cana, si manifesterà la gloria di Cristo, e non solo gli apostoli, ma gli stessi pagani crederanno in lui.
L’osservazione del maestro di tavola: “Tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono” assume in questa luce un nuovo significato. Bisognerà aspettare l’“ora” del Cristo glorificato affinché il buon vino, lo Spirito Santo, sia donato.

2. PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Sperate nella Chiesa?
L’essere preoccupati per la Chiesa dà un tocco di distinzione. Magari ricorrendo a statistiche sulla pratica, sulle vocazioni, sulle missioni. E lamentandosi del comportamento dei giovani, dell’incapacità di adattarsi della gerarchia, delle divisioni fratricide nelle comunità.
Pur senza fare lo struzzo, perché non partecipare al fervore, all’entusiasmo del profeta? (1a lettura). La comunità giudaica era allora ridotta a un pugno di scampati; Gerusalemme era un mucchio di rovine. E tuttavia il profeta la vede diventare la luce e il desiderio del mondo pagano (cf anche il salmo).
Perché non fare, come Paolo, la lista notevole dei doni dello Spirito che si manifestano anche oggi nella Chiesa? (2a lettura). Se vi sono delle manchevolezze e delle miserie (cf “Non hanno più vino” del Vangelo), Cristo, Sposo della Chiesa, suo architetto che non smette di costruirla e di ricostruirla, è sempre pronto a darle il vino nuovo dell’amore. La Chiesa non è abbandonata, ma rimane la preferita, la gioia di Dio.
Perché alla fine non dovrebbe vincere il bene?

Quali doni vi ha fatto lo Spirito?
Non molto tempo fa la Chiesa era una cosa dei preti. Oggi si comincia a superare questo stadio (una mano la dà anche la crisi delle vocazioni).
Molti cristiani si chiedono quale posto competa loro nella comunità. I doni dello Spirito enumerati da Paolo, e che sembrano scomparsi, ritrovano, con nomi nuovi, nuova esistenza e nuova efficacia: catechisti, animatori liturgici, responsabili dell’Azione Cattolica, delle opere caritative, ecc., e a loro modo contribuiscono a edificare la Chiesa. Ricompare persino il curioso dono delle lingue (cf i gruppi “carismatici” che sorgono qua e là).
In questo rinnovamento scorgiamo però dei rischi.
– Che alcuni si ritengano senza alcun dono, ammirino da lontano i “responsabili” dimenticando la loro grazia specifica. È allora il momento di risvegliarsi, di avere il coraggio di credere al dono fatto da Dio a ognuno per gli altri.
– Che i doni si oppongano gli uni agli altri, che ognuno si regoli soltanto in base alla sua grazia e al suo ministero. È allora il momento di ricordarsi che il dono è concesso come “una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune”, cioè per il servizio della comunità.

Volete bere il vino delle nozze?
Il matrimonio è in crisi, aumentano le unioni libere. Si ha paura dell’impegno della vita, preso… per sempre. Non sarebbe il caso allora di rivalorizzare il matrimonio, anche tenendo presenti le molte scoperte fatte da alcuni anni sulla spiritualità coniugale?
La presenza di Gesù alle nozze di Cana è quasi una benedizione del matrimonio. E il miracolo del vino non ha perso interesse: quante vite coniugali partite come una festa sono diventate un po’ alla volta insipide… È venuto a mancare il vino dell’amore. L’amore fedele, vissuto senza cedimenti, capace di perdono, è sempre una specie di miracolo. E tale miracolo, discretamente, Gesù continua a operarlo per coloro che glielo chiedono.
E ciò va ben oltre la vita coniugale. Anche i giovani, i celibi, i vedovi devono vivere di amore, a loro modo. E soltanto Cristo, sposo della Chiesa, può insegnarlo ad ognuno, secondo il suo stato.
Perché non partecipare oggi, simbolicamente, al calice del vino del Regno, del sangue di Cristo versato sulla croce, dal momento che è stato dato per sempre per sposarci tutti? Allora ci verrebbe comunicata la festa dell’amore e noi potremmo viverla giorno dopo giorno con coloro che formano la nostra famiglia.

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5. Parola da Vivere – 2 t.o. C, 20 gen ’19

La Parola da vivere durante la settimana:

RIEMPITE LE ANFORE
Regalandoci il vino nuovo, Cristo Gesù manifesta la sua gloria e chiarisce i termini della nostra fede, fatta di sponsalità gioiosa. Gesù, Sposo divino, rende possibili e gioiose le nozze di Cana (Gv 2,2). Tutti gli amici dello Sposo, come Giovanni Battista, gioiscono alla voce dello Sposo (Gv 3,29) e l’Eucaristia è, fin d’ora, la celebrazione della gioia nuziale (Mc 2,19: possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?). Si ritrova anche la gioia di Dio, che in Gesù ritrova la pecora perduta (Lc 15,5), il figlio morto ritornato in vita (Lc 15,24) e il peccatore convertito (Lc 15,10). Tutti segni che il Regno è giunto.

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6. Preghiere dei Fedeli – 2 t.o. C, 20 gen ’19

Le nozze di Cana

Celebrante. Il miracolo di Cana ci ricorda che il Signore vuole le nostre famiglie nella gioia. Nella Preghiera dei fedeli gli domandiamo la capacità di comprendere il suo progetto sulla famiglia, e la grazia di realizzarlo nelle nostre case, in tutta la sua bellezza.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Padre, che fai di noi una sola famiglia, ascoltaci.

1. Preghiamo per la Chiesa, chiamata a essere la grande famiglia di Dio. I cristiani che la compongono corrono però il rischio di sciupare tutto con l’egoismo e la ricerca del proprio tornaconto.
Perché trovino nella fede e nella speranza la forza di amare i loro cari, i loro amici e ogni persona, preghiamo.

2. Per gli sposi cristiani. La tenerezza di Dio creatore e padre è il modello a cui anch’essi sono chiamati a conformarsi.
Perché gli sposi riservino al Signore un posto nella casa, e vivano la loro unione nell’affetto, e nella generosa donazione ai figli, preghiamo.

3. Per i fidanzati che si preparano al matrimonio. Porranno solide fondamenta alla loro unione solo maturando una volontà di dedizione reciproca senza limiti.
Perché con la preghiera e nella generosità ottengano dal Signore di diventare capaci d’un amore aperto al dono totale di sé, preghiamo.

4. Per coloro che hanno visto fallire il loro matrimonio. Non si chiudano nell’amarezza, e non lascino inaridire il loro cuore.
Perché in un clima di comprensione e aiuto della comunità cristiana, ritrovino fiducia nella vita, e ancora la gioia di donare e di essere utili, preghiamo.

5. Per le famiglie della nostra comunità. Nella parrocchia, nelle associazioni, nei gruppi, esse possono trovare un clima cordiale di amicizia e solidarietà.
Perché l’ambiente cristiano le aiuti a crescere e maturare, nella comunione con Cristo e la Chiesa, preghiamo.

Celebrante. O Padre, nel tuo figlio Gesù tu ci hai rivelato i valori profondi della vita famigliare. Concedici di essere sempre oggetto del tuo amore, e di costruire con gioia la tua comunità sulla terra, come la grande famiglia dei figli di Dio. Per Cristo nostro Signore.

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7. Vignetta di RobiHood – 2 t.o. C, 20 gen ’19

IL VINO NUOVO

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudati sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco