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8. Canto Liturgico – XXII C, 1 set ’19

Ecco a voi come canto di INIZIO o di COMUNIONE

SPIRITO DEL PADRE – D. Machetta
(Nella Casa del Padre, n. 564 – Elledici)

R. Spirito del Padre, vieni a vivere in noi:
alleluia canteremo per le strade della vita.

1. Vieni, Padre dei poveri,
vieni, luce splendida.

2. Scendi, amico degli umili,
forza dei deboli.

3. Tu conforti chi è solo,
salvi dai pericoli.

4. Tu, creatore dei mondi,
ami la mia vita.

5. Vieni a darci la pace;
pace che ci libera.

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9. Narrazione – XXII C, 1 set ’19

L’ULTIMO DELLA CLASSE

Quando era seminarista, Giovanni Battista Vianney, il futuro santo Curato d’Ars, aveva enormi difficoltà con la scuola.
Non riusciva a capire neppure le nozioni più semplici.
I superiori del seminario lo avevano rimandato a casa più volte.
Ma lui caparbiamente insisteva.
Aveva ormai 21 anni e sedeva in aula con ragazzi che avevano dieci anni meno di lui.
Uno di questi, undicenne, cominciò ad aiutarlo nello studio.
Giovanni Battista Vianney era molto grato al suo piccolo maestro, ma le difficoltà persistevano: non capiva, non ricordava, si smarriva, balbettava.
Il ragazzino si lamentò di questo con i compagni di scuola.
Giovanni Battista Vianney lo sentì.
Si alzò dal suo banco, si inginocchiò davanti al ragazzino e gli disse: «Perdonami perché sono così stupido».

In un campo di grano, quasi tutte le spighe stavano curve verso terra.
Solo alcune avevano lo stelo ben diritto e fissavano con alterigia il cielo, i passanti e le loro compagne.
«Noi siamo le migliori» garrivano all’intorno.
«Non viviamo piegando lo stelo come schiave, davvero si può dire che dominiamo gli eventi e la situazione!».
Ma il vento, che conosce la vita meglio di tutti, sogghignò: «Stanno ben dritte, certo… Perché sono vuote!».


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 166 – Bruno Ferrero, Elledici)

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10. Anche Noi Vogliamo Capire – XXII C, 1/9/19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (Siracide 3,19-21.30-31)
La persona umile rende gloria a Dio perché riconosce che tutto ciò che possiede è suo dono, non se ne vanta come se possedesse cose e virtù per merito proprio e le utilizza per il bene.

* Capire le parole
Mitezza. È la virtù che rende la persona calma e imperturbabile dinanzi a ciò che le accade. Alcuni se la ritrovano come un dono di natura, presente nel proprio carattere; per altri è una conquista; per altri ancora un dono di fede.
Troverai grazia davanti al Signore. Al Signore piace la persona umile, che ha una giusta considerazione dei propri difetti e delle propri pregi.
La pianta del male. L’autore sacro adopera l’immagine della pianta per indicare che ciascuno fa cose buone o cattive (i frutti) a seconda della qualità della sua persona.


SECONDA LETTURA (Ebrei 12,18-19.22-24a)
L’autore di questa lettera fa notare la differente e progressiva rivelazione di Dio: onnipotente, tremendo e in cerca di un dialogo con l’uomo, nell’Antico Testamento; visibile, buono e misericordioso in Gesù.

* Capire le parole
Non vi siete accostati… Gli ebrei nell’Antico Testamento hanno conosciuto Dio direttamente molte volte, come un Dio vicino e tremendo: per questo avevano chiesto di non avere accesso diretto a Dio, ma solo attraverso intermediari, come Mosè.
Voi invece… I cristiani, invece, hanno conosciuto un Dio diverso, visibile e avvicinabile in Gesù, mite e misericordioso, ma anche severo e rigoroso.


VANGELO (Luca 14,1.7-14)
Luca indirizza la parabola e l’insegnamento di Gesù che ascoltiamo oggi non tanto agli invitati e al padrone di casa, quanto ai cristiani della sua comunità. È nella Chiesa che bisogna bandire la corsa ai primi posti e imparare ad amare gratuitamente i poveri e gli scartati di questo mondo.

* Capire le parole
Essi stavano a osservarlo. La presenza di Gesù suscita curiosità: alcuni ascoltano Gesù con malizia per cogliere qualche azione o discorso di cui accusarlo; altri gli aprono il cuore per arricchirsi volentieri dei suoi insegnamenti.
Vergogna/Onore. L’insegnamento di Gesù «chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» è una delle formule più conosciute del vangelo.


PER RIASSUMERE… Un insegnamento di Gesù incomprensibile per l’uomo del nostro mondo. L’ansia della visibilità e dell’essere avanti e al di sopra degli altri è diventata un tratto distintivo della cultura del mondo occidentale, in gran parte detto cristiano. Scegliere l’ultimo posto è un andare controcorrente molto faticoso, per niente riconosciuto, anzi disprezzato dagli altri. Però l’umile e il mite del vangelo cercano solo la vicinanza del Signore e la gioia di servire gratuitamente gli altri, specialmente i poveri, come Gesù.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2019 – LDC”

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1. Letture – XXI C, 25 ago ’19

PRIMA LETTURA
Ricondurranno tutti i vostri fratelli
da tutte le genti.

Dal libro del profeta Isaìa 66,18b-21

Così dice il Signore:
«Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.
Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore.
Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 116 (117)

R. Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.


SECONDA LETTURA
Il Signore corregge colui che egli ama.

Dalla lettera agli Ebrei 12,5-7.11-13

Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio».
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO (Gv 14,16)

Alleluia, alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia.


VANGELO
Verranno da oriente a occidente
e siederanno a mensa nel regno di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca 13,22-30

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore.


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – XXI C, 25 ago ’19

PASSATE PER LA PORTA STRETTA

Isaia 66,18b-21 – Verrò a radunare tutte le genti
Ebrei 12,5-7.11-13 – Non disprezzare la correzione del Signore
Luca 13,22-30 – Voi, non so di dove siete

Missionarietà della Chiesa
Dio sta per riunire tutte le nazioni perché possano contemplare la sua gloria. Questo avverrà con l’invio di messi a tutti i popoli, i quali faranno tornare gli ebrei a Gerusalemme con tutti i mezzi di trasporto. Dio ha posto un segno, il Cristo che manda i suoi apostoli, ma anche tutta la chiesa missionaria, fino ai confini del mondo per far conoscere il Signore a tutte le nazioni. Sono prospettive universalistiche che mettono in evidenza un doppio incarico affidato alla Chiesa, da una parte l’impegno missionario: tocca ad ogni cristiano far conoscere a tutti i popoli la gloria e la misericordia del Signore. Dall’altra parte vi è un preciso impegno della Chiesa nei confronti di Israele, fare in modo che ritorni alla sua terra, non solo in senso geografico, ma mediante conversione.

Accolti e corretti da Cristo Gesù
L’epistola contiene un’esortazione indirizzata ai cristiani, a quelli che nella prima lettura erano gli inviati. Essi sono chiamati figli, e lo sono diventati in Cristo perché hanno riconosciuto nell’opera di Cristo Gesù la loro salvezza e sono stati incorporati in Lui mediante il Battesimo. E in quanto figli, essi vengono corretti dal Signore, e questa correzione dopo un primo tempo di tristezza, arreca un frutto di pace e di giustizia (v. 11). Il Signore purifica la nostra fede e ci conforma alla sua volontà perché possiamo effettivamente diventare i suoi annunciatori nel mondo e non avventurieri della proposta cristiana. La questione del numero dei Salvati (Lc 13,23) ci assilla costantemente, soprattutto quando si legge la Scrittura, in cui questa domanda riceve risposte contrastanti. Da una parte sembra che la salvezza sia universale, dall’altra non mancano testi che lasciano presupporre che pochi saranno i salvati: «Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti» (Mt 22,14). Gesù non risponde mai a tale domanda che appartiene al segreto di Dio. Dio riconoscerà come suoi solo quelli che vengono da Lui. Spetta dunque a Dio decidere chi sono i suoi figli. L’origine non basta, tanto l’essere ebrei che l’essere battezzati implicano un’obbedienza.

Accoglienti verso chi fatica
Si tratta di praticare la giustizia, di vivere conformemente la volontà di Dio che è per eccellenza la giustizia. L’immagine della porta stretta (Lc 13,24) ci aiuta a capire quale sia la volontà di Dio. La salvezza è offerta a tutta l’umanità purché essa accetti di entrare per quella porta che ha nome Gesù. L’importante non è chi passa, ma il dove passare. Importante è Cristo Gesù che è l’autore della nostra salvezza. Passare attraverso questa porta significa abbandonare totalmente a Lui la questione della mia salvezza. È una porta stretta, perché siamo sempre più pronti ad ascoltare noi stessi che un altro, tanto più se quell’altro finisce per coinvolgere tutta la nostra esistenza nel suo piano. Il Vangelo, nei suoi passaggi ci riporta in qualche modo al giudizio finale. Mentre in quel brano si parla esplicitamente di opere fatte in nome della carità, qui non si parla di «buone azioni», ma di porta stretta. La porta stretta è si il sacrificio, la rinuncia, ma forse e con maggior forza, è la vita sofferente di tanti fratelli. In questi versi della Scrittura, l’invito non è quello di aiutare chi è prigioniero, nudo, affamato, ma di assumere la loro fatica, la loro difficoltà e di attraversarla con loro.

Salvati da Lui
C’è la fatica della malattia, della separazione, della solitudine, della morte… entriamo in queste porte anguste che sembrano aprirsi solo su meandri bui e lì rimaniamo con i nostri fratelli e sorelle. Quando il padrone di casa chiuderà la porta (v. 25), quando non ci sarà più pianto né dolore, saremo dinanzi a Lui con tutti quei figli con cui avremo attraversato i sentieri della vita. La porta è Cristo stesso, quel Regno di Dio che in Lui si manifesta e si compie, quella strada verso Gerusalemme che porta alla pienezza del mistero cristiano, la morte e la risurrezione di Cristo Gesù. Questo mistero dell’elezione è oggi molto delicato, perché si afferma, anche nello spazio della comunità ecclesiale, l’idea di molteplici vie di salvezza di cui quella cristiana è una tra le altre. Ma questo contrasta radicalmente con tutta la struttura portante della fede cristiana, per la quale nessuno si salva per vie sue, ma tutti siamo salvati dall’unico Signore e Salvatore.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Che cosa facciamo per far venire e accogliere il Regno di Dio?
– Che cosa ci dice la fatica di tanti?


IN FAMIGLIA
Non c’è in famiglia la preoccupazione di raggiungere posti di privilegio,
ma da parte di tutti c’è la responsabilità di non lasciare indietro nessuno.
Essere accoglienti vuol dire sviluppare la passione per il bene verso ognuno.
Quali sono le strettoie che ci sono tra i membri della tua famiglia,
quali gli impedimenti per un percorso libero e sereno,
quali le parole o gli atteggiamenti che a volte mortificano?


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – XXI C, 25 ago ’19

• Is 66,18-21 – Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutti i popoli.
• Salmo 116 – Rit.: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
• Eb 12,5-7.11-13 – Il Signore corregge chi ama.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Tutti i popoli, dall’oriente all’occidente, siederanno a mensa nel regno di Dio. Alleluia.
• Lc 13,22-30 – Verranno da oriente e da settentrione e siederanno a mensa nel regno di Dio.


PER COMPRENDERE LA PAROLA

Dio raduna tutti i popoli. Gesù sale a Gerusalemme per aprire la porta a tutti.

PRIMA LETTURA
È la conclusione del libro di Isaia, un testo non datato, né legato a precisi avvenimenti.
Servendosi di argomenti e di forme dell’esilio, il profeta annuncia la promessa infallibile di Dio per l’umanità: il raduno di tutti i popoli. Questo avverrà in due momenti: “I messaggeri del mio popolo annunzieranno la mia gloria alle nazioni” e “ricondurranno tutti (Giudei dispersi e stranieri) a Gerusalemme come offerta al Signore”. Tutti riconosceranno Dio come Signore e lo loderanno (Sal 116).
È il movimento di tutta la liturgia: proclamare la Parola e portare le offerte.

SALMO
È l’invito rivolto a tutti i popoli perché cantino le lodi di Dio. Non vi è alcun limite in questo universalismo.

SECONDA LETTURA
La lettera agli Ebrei è rivolta a cristiani sottomessi alla prova, tentati dall’apostasia.
Ai motivi di speranza e di perseveranza, già presentati nella 2ª lettura della 20a domenica, e cioè la fede degli antenati e l’esempio di Gesù Cristo, qui viene aggiunta la certezza dell’amore del Padre. La prova non è un segno dell’assenza di Dio, al contrario. “Qual è il figlio che non è corretto dal Padre?… Se non subite correzione… siete degli illegittimi, non dei figli… Dio ci punisce per il nostro bene, allo scopo di farci partecipi della sua santità” (versetti omessi dalla liturgia).

VANGELO
Una domanda sul numero dei salvati offre a Gesù l’occasione per esporre il suo insegnamento sulle possibilità che hanno i suoi uditori di entrare nel Regno.
a) Il problema: la domanda sembra l’eco di una certa inquietudine di alcuni credenti: gli eletti saranno poco numerosi. Tale inquietudine si fonda sulle stesse parole del Vangelo. L’affermazione “molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti” conclude alcune parabole. Per tutti coloro che posseggono dei beni, Gesù è severo: “Chi potrà essere salvato? Gesù rispose: Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio” (Lc 18,26-27). Già i profeti avevano annunciato che la salvezza sarebbe venuta da un “piccolo resto”: ciò però non significa che soltanto quel resto sarebbe stato salvato.
b) La risposta di Gesù: evita di indicare il numero (come pure il giorno e l’ora). In compenso invita alla conversione, condizione per giungere alla salvezza (v. 24). Invito sviluppato in una breve parabola (vv. 25-27), simile alla conclusione della parabola delle dieci vergini (Mt 25,1-13). I figli di Israele sono soprattutto invitati alla vigilanza: può darsi che essi non siano i veri eredi dei patriarchi e dei profeti (vv. 28-30). Con parole simili Matteo predica la conversione dei pagani (Mt 8,11-12). Luca annuncia che questi saranno salvati, mentre molti uditori di Cristo rischiano di perdersi. Si veda anche Lc 11,29-32.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

La salvezza delle genti
La salvezza delle genti è opera di tutti, un’opera collettiva e comunitaria.
Essa è opera di Dio. È lui che ha l’iniziativa: “Così dice il Signore”: parole iniziali e distintive della 1ª lettura. Lui decide di radunare, lui manda i messaggeri ai popoli, lui porrà un segno in mezzo a loro, lui prenderà sacerdoti e leviti al di fuori delle tribù privilegiate. “Io sono la porta” (Gv 10,9). Una porta stretta per la quale è difficile entrare (cf Vangelo della 23a domenica: Lc 14,25). Rinnegare se stessi per seguire Gesù: Lc 9,23-26.
La salvezza viene da Dio e giunge a Dio. I popoli ritornano “come offerta al Signore”. Questo raduno universale sarà la festa di Dio (Sal 116), la liturgia per eccellenza. La Messa non è soltanto il memoriale del passato, ma è anche l’anticipazione profetica del Regno attuato. Cristo è “sacerdote e vittima” (Eb); sarà “tutto in tutti” (1 Cor 15,28); “i popoli diventano un’oblazione gradita a Dio, santificata dallo Spirito Santo” (Rm 15,16).
“Io porrò in essi un segno”. Questo segno è evocato anche dall’Apocalisse 21,22-26: della Gerusalemme messianica il tempio è il Signore, come pure l’Agnello. Essa può fare a meno della luce del sole, perché ormai è illuminata dalla gloria di Dio e l’Agnello è diventato la sua fiaccola. I popoli cammineranno alla sua luce e i re della terra verranno a lei con i loro tesori. Le sue porte rimarranno aperte… (è il contrario della costruzione di Babele). Dio parla abitualmente per mezzo di segni. Tali segni – nella Bibbia e nella liturgia – sono altrettanti agganci e punti di riferimento. Dovrebbero distinguere anche la nostra vita.
La salvezza delle genti è opera di tutti. È necessaria la cooperazione del popolo, delle nazioni e dei messaggeri. Tutti sono beneficiari. Il popolo di Dio – i superstiti dell’esilio – annuncerà la gloria di Dio alle nazioni, per ricondurle a Gerusalemme. Israele è guida e messaggero (1ª lettura). Ma la sua missione non è un diritto assoluto e una garanzia di salvezza (Vangelo). I Gentili sembrano essere i grandi beneficiari della salvezza: “Essi verranno e vedranno la gloria di Dio, si offriranno come dono al Signore”. Ma i beneficiari della salvezza ne divengono i messaggeri. “Fra di essi mi prenderò sacerdoti e leviti”. I Gentili, messaggeri di salvezza (scandalo per i Giudei!): è l’avvenimento già annunciato da Isaia; e Gesù costruisce proprio così la sua Chiesa.

Ai nostri giorni
Il primo passo verso la salvezza consiste nell’accettare che essa viene da Dio. La salvezza consiste nell’inserirsi secondo i problemi del proprio tempo nell’opera di Dio e nell’essere convinti che si tratta di un’opera in cammino verso uno scopo, quello di Dio: la riunione di tutte le nazioni.
Ogni esclusione è scandalosa. E tuttavia…
I problemi universali sono continuamente portati alla nostra conoscenza.
Accettare che i nuovi popoli evangelizzati e le nuove generazioni stimolino la Chiesa.

“Sono pochi quelli che si salvano?”
Quanti si salveranno? Quando si salveranno? False domande che Cristo evita per porne altre vere: Chi si salverà? Come ci salveremo?
Chi si salverà? La salvezza, dono di Dio, capovolge tutti i calcoli: “I primi saranno gli ultimi…”. Non esiste privilegio per la salvezza. “Verranno da oriente e da occidente”. Cristo rovescia l’idea meschina del popolo eletto e del praticante sicuro della propria salvezza. Coloro che una volta erano lontani si sono fatti vicini (Ef 2,13). I pagani sono ammessi alla stessa eredità, sono diventati membri dello stesso corpo (Ef 3,6).
Come ci si salva? La salvezza ha precise condizioni: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta” (il cammello e la cruna dell’ago, Lc 18,25). Non basta aver “riconosciuto” Cristo per sentito dire; non basta sciorinare le referenze d’una appartenenza notoria (“abbiamo mangiato e bevuto insieme”); non basta commentare il Vangelo… Bisogna essersi convertiti. Cristo ci riconoscerà o non ci riconoscerà in base alla vera conversione (Mt 25,10: parabola delle vergini; Mt 25,40: giudizio finale). “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio” (Lc 12,8). Da accostare al comportamento di Pietro: “Non conosco quell’uomo” (Lc 21,54-62). L’autore della lettera agli Ebrei indica un’altra condizione di salvezza: la salvezza sta di là della prova. “Accetta le lezioni e le correzioni di Dio” (2ª lettura).


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 2, anno C, tempo ordinario – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – XXI C, 25 ago ’19

PASSATE PER LA PORTA STRETTA

Noi non possiamo salvarci con le nostre opere, ma siamo salvati da Lui. Certamente questa salvezza porta con sé la vita nuova, una vita che cammina nella strada stessa di Gesù. Una strada nella quale abbiamo sempre bisogno di Gesù e della sua opera di salvezza. Entrare per la porta stretta vuol dire riconoscere e seguire Gesù come il Salvatore di cui abbiamo assoluto bisogno.


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – XXI C, 25 ago ’19

Gesù sul numero dei salvati

Celebrante. Con tutti gli uomini e i popoli della terra, siamo sollecitati dal Signore a entrare nella sua casa. A lui nella Preghiera dei fedeli diciamo la nostra riconoscenza per il dono della salvezza, e rinnoviamo la nostra volontà di bene.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Padre, venga il tuo Regno.

1. Preghiamo per la santa Chiesa, che ha la missione di stimolare e orientare la buona volontà degli uomini verso Dio.
Perché tutti i cristiani imparino a riconoscere il progetto del Signore sul mondo, e si impegnino a realizzare il suo Regno tra gli uomini, preghiamo.

2. Per i giovani del nostro tempo. Essi corrono il rischio di lasciarsi vincere dal fascino delle creature, e di ignorare il richiamo ai beni dello spirito, che viene loro dal Creatore dell’universo.
Perché – al di là del consumismo e della vita facile – sappiano orientare fin dalla prima ora il loro cuore e le loro forze alla ricerca di Cristo, preghiamo.

3. Per i genitori cristiani, che per legge di natura sono giustamente preoccupati perché i figli crescano sani, moderni, intelligenti.
Perché abbiano anche la preoccupazione di renderli robusti nella fede, radicati nella conoscenza del Vangelo, e membri vivi della Chiesa, preghiamo.

4. Per la società in cui viviamo. Lo vediamo e lo sappiamo: molti uomini si tengono lontani da Dio, rifiutano il Signore, la sua legge, la sua amicizia.
Perché la nostra società non rimanga ripiegata su se stessa, ma spalanchi le porte a Cristo, salvatore esigente ma liberante, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Il regno di Dio può non essere ben compreso da chi vive accanto a noi, se noi ci lasciamo vincere dal rispetto umano e nascondiamo la nostra fede.
Perché nel nostro ambiente Cristo sia ben visibile, conosciuto e accettato anche grazie al nostro stile di vita apertamente cristiano, preghiamo.

Celebrante. O Padre, tu solleciti tutti gli uomini a entrare per la porta stretta della fedeltà e dell’impegno. Donaci la forza del tuo Spirito, perché vivendo in positiva serenità e coerenza, realizziamo nel mondo il tuo progetto di salvezza. Per Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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7. Aforismi – XXI C, 25 ago ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

COMMENTO ANONIMO ALLA PARABOLA
Qualcuno ha detto: «Quando entreremo in paradiso, avremo tre sorprese. La prima: come mai non ci sono certe persone che io ritenevo sante? La seconda: misericordia! come sono potuti entrare qui certi tipi sospetti? La terza: toh, ci sono anch’io!».

L’APOSTOLO PAOLO, RAHNER E I CRISTIANI ANONIMI
Paolo scrivendo ai Romani ha affrontato la situazione dei pagani che si comportavano secondo coscienza, e pur non conoscendo la Legge (la Toràh), di fatto la praticavano: «Quelli che mettono in pratica la Legge saranno giustificati. Quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura, agiscono secondo la Legge, essi pur non avendo Legge sono legge a se stessi. Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori» (Rm 2,13-15).
Dunque – ritiene Paolo – “legge dei cuori”, perché la volontà di Dio è scritta nel cuore di ogni uomo.
Karl Rahner ha portato alle estreme conseguenze il discorso di Paolo, delineando per analogia la figura del cristiano anonimo, in alternativa al cristiano esplicito.
Per il teologo gesuita, cristiano anonimo è chi nelle scelte della vita si comporta come discepolo di Gesù di Nazaret, senza per? averne coscienza. Al limite, per Rahner va considerato cristiano anonimo perfino chi abbia rifiutato esplicitamente il messaggio di Gesù, ma di fatto lo segua con i suoi comportamenti. Rahner riconosce così a ogni uomo, a prescindere dalla religione che professa, la capacità – appunto perché uomo – di mettersi in dialogo con Dio, e in pratica di seguire Gesù.
Così i cristiani anonimi – e risultano numerosi nel mondo – saranno coloro che con nostra sorpresa entrano per la porta stretta, e da ultimi diventeranno primi?
L’idea dei cristiani anonimi seduce per la sua apertura, al punto che… è stato assegnato un posto nella categoria a pensatori e scrittori come Eric Fromm e Pier Paolo Pasolini, e perfino ai mitici Pinocchio e Harry Potter.


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)