14 GENNAIO
II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
(Giornata mondiale del migrante e del rifugiato)
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PRIMA LETTURA
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.
Israele attraversa un tempo difficile e il Signore sceglie un giovane per renderlo suo profeta. Egli lo chiama più volte per nome, ma Samuele non ha ancora fatto esperienza del modo di agire e di parlare di Dio. Il Sommo Sacerdote Eli gli dà il consiglio giusto e Samuele ascolta e mette in pratica. Sarà lui a guidare Israele secondo il volere di Dio.
Dal primo libro di Samuele 1 Sam 3,3b-10.19
In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!».
Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!».
Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”».
Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
Parola di Dio.
Dal Salmo 39 (40)
Il Salmista ha scoperto una verità decisiva sul rapporto tra l’uomo e Dio: il Signore non gradisce sacrifici di animali ma la disponibilità del credente a diffondere il suo messaggio di salvezza.
Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».
Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.
SECONDA LETTURA
I vostri corpi sono membra di Cristo.
Avere ricevuto il dono dello Spirito per alcuni Corinzi era diventato pretesto per sentirsi liberi di gestire la dimensione sessuale per il piacere. Paolo ribadisce con forza che a nessuno è permesso di usare il corpo come strumento di piacere peccaminoso, perché è tempio dello Spirito. Corpo e anima, abitati dallo Spirito Santo, sono chiamati a camminare uniti nella santità.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
1 Cor 6,13c-15a.17-20
Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
Parola di Dio.
Videro dove dimorava e rimasero con lui.
Il Battista è il testimone della presenza e della missione del Messia. In questo brano assistiamo al passaggio dei discepoli dal gruppo del Battista alla sequela di Gesù. L’invito del Signore a seguirlo trova terreno buono in persone che si mettono alla ricerca di Dio e della verità.
Dal vangelo secondo Giovanni Gv 1,35-42
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Parola del Signore.
COMMENTO
La chiamata di Samuele è una bellissima icona della vocazione di ciascuno di noi. Una buona predisposizione all’ascolto e una aperta disponibilità a mettersi a servizio del Signore e dei fratelli aprono la strada alla voce del Signore, che chiama per nome, per affidare una missione. Il Signore conosce il vero nome di ciascuno di noi e in esso è scritto tutto ciò che noi possiamo compiere come veri figli di Dio. E quando il Signore ci chiama e rispondiamo di sì, noi abbiamo la luce interiore sufficiente per comprendere chi siamo e quale bene siamo capaci di realizzare nella nostra vita. L’esperienza dei primi discepoli chiamati da Gesù ci aiuta ad allargare ulteriormente il tema della vocazione.
La meditazione può correre e approfondirsi, concentrandosi sui verbi. Il Battista sta, ha ormai concluso la sua missione, ma fissa lo sguardo su Gesù, che invece passa e ha molta strada da percorrere, e lo riconosce come «Agnello di Dio». L’evangelista, ponendo questo appellativo sulla bocca del Battista, anticipa l’opera salvifica di Gesù, che è chiamato a sostituire definitivamente gli agnelli pasquali degli ebrei, salvando l’umanità dalla schiavitù del peccato. I discepoli di Giovanni, accolto l’annuncio che il Messia atteso è ormai arrivato, senza indugio lasciano il Battista e seguono il vero e definitivo Maestro. Gesù, chiedendo «che cosa cercate?», li aiuta a riconoscere il loro desiderio più profondo ed essi lo esprimono con una nuova domanda: «dove dimori?». Questo verbo, che in greco suona “ménein”, è ripetuto qui tre volte (dimori, dimorava, rimasero), ma in Gv 15,4-10, è ripetuto dieci volte. Si traduce con abitare, dimorare, rimanere. È il verbo che Giovanni usa per dire che Gesù abita nel Padre e il Padre abita in lui…, che i discepoli devono abitare in lui…, che le sue parole devono abitare in loro…, che il Padre e lui abiteranno nei discepoli. Si capisce allora che i discepoli chiedono a Gesù di indicare non la sua casa di mattoni, ma la casa spirituale. E dal momento che escono da quell’incontro con la chiara convinzione che Gesù è il Messia, possiamo pensare che nelle ore passate con loro (Giovanni ricorda con precisione e forse con un po’ di nostalgia l’ora precisa dell’incontro) Gesù ha iniziato a farsi conoscere e a presentare loro il Padre.
Andrea appena vede suo fratello, che certamente condivideva con lui l’attesa, lo investe con una comunicazione esplosiva: abbiamo trovato. E Gesù, nel momento in cui vede Simone, fissa lo sguardo su di lui, come chi lo conosce profondamente, e gli dà un nome nuovo. Gesto che esprime il potere di Dio e del re, i quali nel Primo Testamento, dando un nome nuovo, conferivano una nuova identità e una nuova missione. È proprio quello che fa Gesù, che riassume in sé il potere del Figlio di Dio e del Messia-Re, nei confronti di Pietro. È chiaro che i cristiani che leggono il vangelo sanno benissimo che qui è prefigurata la missione di Pietro di guidare la Chiesa dopo la partenza di Gesù.
UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA
«Il vertice narrativo di Matteo 2,1-12 è costituito dalla frase: si prostrarono e lo adorarono. È il giorno della genuflessione anche per noi. E anche dell’offertorio dei doni. Ma soprattutto, della decisione di tornare a casa seguendo un’altra strada» (Tonino Bello).
PRIMA LETTURA
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.
Israele attraversa un tempo difficile e il Signore sceglie un giovane per renderlo suo profeta. Egli lo chiama più volte per nome, ma Samuele non ha ancora fatto esperienza del modo di agire e di parlare di Dio. Il Sommo Sacerdote Eli gli dà il consiglio giusto e Samuele ascolta e mette in pratica. Sarà lui a guidare Israele secondo il volere di Dio.
Dal primo libro di Samuele 1 Sam 3,3b-10.19
In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!».
Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!».
Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”».
Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
Parola di Dio.
Dal Salmo 39 (40)
Il Salmista ha scoperto una verità decisiva sul rapporto tra l’uomo e Dio: il Signore non gradisce sacrifici di animali ma la disponibilità del credente a diffondere il suo messaggio di salvezza.
Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».
I vostri corpi sono membra di Cristo.
Avere ricevuto il dono dello Spirito per alcuni Corinzi era diventato pretesto per sentirsi liberi di gestire la dimensione sessuale per il piacere. Paolo ribadisce con forza che a nessuno è permesso di usare il corpo come strumento di piacere peccaminoso, perché è tempio dello Spirito. Corpo e anima, abitati dallo Spirito Santo, sono chiamati a camminare uniti nella santità.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
1 Cor 6,13c-15a.17-20
Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
Parola di Dio.
Gv 1,41.17b
Alleluia, alleluia.
«Abbiamo trovato il Messia»:
la grazia e la verità vennero per mezzo di lui.
Alleluia.
Videro dove dimorava e rimasero con lui.
Il Battista è il testimone della presenza e della missione del Messia. In questo brano assistiamo al passaggio dei discepoli dal gruppo del Battista alla sequela di Gesù. L’invito del Signore a seguirlo trova terreno buono in persone che si mettono alla ricerca di Dio e della verità.
Dal vangelo secondo Giovanni Gv 1,35-42
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Parola del Signore.
• Padre misericordioso, non ci siamo lasciati istruire da Gesù. Kyrie Eleison.
• Cristo Gesù, troppo spesso non abbiamo accolto il tuo invito a stare con te. Christe eleison.
• Spirito Santo, non ci siamo allenati all’ascolto dei tuoi inviti interiori a seguire Gesù. Kyrie eleison.
Dio Padre ha mandato Gesù, perché potessimo conoscere quanto ci ama. Per questo con fiducia di figli possiamo presentargli la nostra preghiera.
Diciamo insieme: Padre, ascoltaci.
Padre, nel tuo Figlio Gesù Cristo ci hai chiamati a scorgere la tua presenza nella storia. Fa’ che, grazie alla testimonianza dei nostri fratelli, riusciamo a riconoscere i numerosi segni della tua presenza amorevole. Per Cristo nostro Signore.
14 GENNAIO
II DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO
(Giornata
mondiale del migrante e del rifugiato)
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Laudato sii
Ancilla Domini
Un anno straordinario
Sorrisi divini
I Love Francesco
COMMENTO
Sono cercatori di Dio questi Magi aperti alla ricerca della verità, che si mettono in viaggio per seguire una misteriosa stella che ha mandato messaggi speciali, tanto da indurli ad affrontare un’avventura che cambierà la loro vita. Magi che si fidano di quell’incerto segnale, affrontano un viaggio insicuro, scomodo, faticoso. Si dirigono prima alla corte del re Erode, poi trovano il bambino Gesù in una povera capanna.
Guidati dalla luce di una stella
Non sono ebrei questi misteriosi Magi e non hanno mai conosciuto le scritture, eppure sono chiamati dalla misteriosa stella all’incontro con Gesù, ad adorarlo e ad aprirsi alla salvezza. Chi cerca sul serio Dio, finisce per trovarlo. I segni possono essere a volte incerti, perché il mistero di Dio non può essere sempre compreso immediatamente, ma sono sufficienti per illuminarci la strada e procurarci la gioia di vivere.
L’evangelista Matteo ha avuto certamente presente la profezia di Isaia (prima lettura), che ha visto Gerusalemme investita da una luce destinata a illuminare tutti i popoli della terra. Ma anche quella di Balaam: «Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Num 24,17). È Gesù questa luce straordinaria che si riversa su Gerusalemme, destinata a portare un messaggio di pace e di salvezza a tutte le genti.
Baldassarre, Gaspare e Melchiorre
È curioso che non avendo indicazioni precise dal Vangelo, la fantasia lungo i secoli ha pensato che questi Magi fossero dei re, che fossero tre, essendo tre i doni offerti al bambino Gesù (oro per la sua regalità, incenso per la sua divinità, mirra per la sua umanità); e ha voluto dare a loro anche un nome: Baldassarre, Gaspare e Melchiorre. I pittori si sono poi sbizzarriti e hanno dipinto i tre Magi quali rappresentanti delle tre razze principali diffuse sulla terra: l’occidentale, l’africana e l’asiatica. Per significare che tutti i popoli della terra sono chiamati ad adorare Gesù.
Giornata missionaria
Aperti al nuovo e alla ricerca religiosa, i Magi rappresentano quegli uomini di buona volontà che non hanno ancora scoperto Gesù, a cui non è ancora giunta la parola di salvezza. Per questo oggi celebriamo la vera giornata missionaria, perché, come nei Magi, in ogni uomo c’è questo bisogno profondo di ricevere una risposta ai grandi interrogativi della vita.
Spesso sono proprio quelli che non hanno mai sentito parlare del vero Dio a sentire maggiormente la gioia di lasciarsi investire dalla luce che si sprigiona dal Vangelo. Un giovane dice: «Ho scoperto Dio a 28 anni: ritengo gli anni che ho vissuto finora come inutili e sprecati». I Magi «provarono una gioia grandissima». È così per chiunque si apre davvero alla fede.
Cercatori di Dio
Essi sbagliano la meta: scelgono Gerusalemme, perché considerano normale che un grande personaggio nasca nella capitale, nel palazzo del re. E si rivolgono per informazioni proprio alla persona più sbagliata, a quell’Erode che ha fatto eliminare parecchi suoi famigliari, sospettati di tramare contro di lui per scalzarlo dal trono.
Ma poi giungono a Betlemme e si prostrano in adorazione, affermando in modo esplicito la divinità di Gesù, nascosta dal Natale di Betlemme. Prima sono stati i pastori a festeggiare la sua nascita e tutto apparve profondamente umano. Ora sono questi Magi venuti da lontano a riconoscere la sua regalità, anzi la sua divinità.
Per tutti questi motivi, l’Epifania non può considerarsi una festa oscurata dalla grandezza del Natale. Anzi, per gli ortodossi è questo il vero Natale, nel senso che viene celebrato oggi il pieno riconoscimento (epifaneia, manifestazione) della figliolanza divina di Gesù a Betlemme, anche nel suo battesimo. Per questo qualcuno di loro festeggia questo giorno entrando nelle acque gelide di un fiume, anche a 24 gradi sotto zero!
Come i pastori, chiamati per primi a onorare Gesù nella sua nascita e insieme ai Magi, venuti da lontano, per riconoscere la sua divinità, anche noi oggi ci inginocchiamo davanti al Bambino per sentire profondamente la gioia di avere Dio così vicino, lui che si è fatto uno di noi.
UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA
«Il vertice narrativo di Matteo 2,1-12 è costituito dalla frase: si prostrarono e lo adorarono. È il giorno della genuflessione anche per noi. E anche dell’offertorio dei doni. Ma soprattutto, della decisione di tornare a casa seguendo un’altra strada» (Tonino Bello).
• Signore Gesù, aprici gli occhi, tu che sei la luce del mondo, e abbi pietà di noi. Kyrie Eleison.
• Cristo, perdona il nostro scarso impegno nel ricercare e approfondire la nostra fede, abbi pietà di noi. Christe eleison.
•Signore Gesù, che ti sei mostrato e hai riempito di gioia i Magi che si sono messi alla tua ricerca, abbi pietà di noi. Kyrie eleison.
Celebrante. Fratelli e sorelle carissimi, i Magi, cercatori di Dio, hanno seguito le tracce incerte di una stella pur di incontrare il re dell’Universo. Preghiamo perché il Signore ci apra gli occhi e ci conceda di scoprire il senso profondo della nostra vita.
Signore, rendici ricercatori della verità.
Celebrante. O Padre, ti chiediamo il gusto e la ricerca della verità per noi e per quelli che amiamo, e la luce della fede che illumini tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore.
PRIMA LETTURA
La gloria del Signore brilla sopra di te.
Con un linguaggio immaginifico siamo invitati a gioire per una convergenza straordinaria di tutti i popoli verso la futura Gerusalemme. Li attira nel loro cammino una grande luce che li investe e li illumina. È un messaggio di pace universale che raggiunge tutta la città.
Dal Sal 71 (72)
Il salmista profetizza e parla di un progetto di liberazione, di salvezza e di gloria che si realizzerà pienamente nel Signore Gesù.
SECONDA LETTURA
Ora è stato rivelato che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità.
Paolo ricorda agli Efesini di aver ricevuto il ministero di annunciare il Vangelo ai pagani. Un ministero nuovo per una realtà nuova: la destinazione universale del Vangelo e il dono a tutti della salvezza nella sua pienezza.
Siamo venuti dall’oriente per adorare il re.
Una storia, quella narrata dall’evangelista Matteo, che nei suoi dettagli non può essere interamente storica. Ma Matteo presenta l’atteggiamento dei Magi come esemplare per ogni cercatore di Dio: mentre gli ebrei, i vicini e i più preparati, non accolgono il messia, anzi gli tendono delle insidie, i Magi partono da lontano e affrontano un lungo viaggio per incontrarlo e adorarlo.
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