6 GENNAIO 2024
EPIFANIA DEL SIGNORE
Tutte le genti chiamate alla salvezza
COMMENTO
Sono cercatori di Dio questi Magi aperti alla ricerca della verità, che si mettono in viaggio per seguire una misteriosa stella che ha mandato messaggi speciali, tanto da indurli ad affrontare un’avventura che cambierà la loro vita. Magi che si fidano di quell’incerto segnale, affrontano un viaggio insicuro, scomodo, faticoso. Si dirigono prima alla corte del re Erode, poi trovano il bambino Gesù in una povera capanna.
Guidati dalla luce di una stella
Non sono ebrei questi misteriosi Magi e non hanno mai conosciuto le scritture, eppure sono chiamati dalla misteriosa stella all’incontro con Gesù, ad adorarlo e ad aprirsi alla salvezza. Chi cerca sul serio Dio, finisce per trovarlo. I segni possono essere a volte incerti, perché il mistero di Dio non può essere sempre compreso immediatamente, ma sono sufficienti per illuminarci la strada e procurarci la gioia di vivere.
L’evangelista Matteo ha avuto certamente presente la profezia di Isaia (prima lettura), che ha visto Gerusalemme investita da una luce destinata a illuminare tutti i popoli della terra. Ma anche quella di Balaam: «Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Num 24,17). È Gesù questa luce straordinaria che si riversa su Gerusalemme, destinata a portare un messaggio di pace e di salvezza a tutte le genti.
Baldassarre, Gaspare e Melchiorre
È curioso che non avendo indicazioni precise dal Vangelo, la fantasia lungo i secoli ha pensato che questi Magi fossero dei re, che fossero tre, essendo tre i doni offerti al bambino Gesù (oro per la sua regalità, incenso per la sua divinità, mirra per la sua umanità); e ha voluto dare a loro anche un nome: Baldassarre, Gaspare e Melchiorre. I pittori si sono poi sbizzarriti e hanno dipinto i tre Magi quali rappresentanti delle tre razze principali diffuse sulla terra: l’occidentale, l’africana e l’asiatica. Per significare che tutti i popoli della terra sono chiamati ad adorare Gesù.
Giornata missionaria
Aperti al nuovo e alla ricerca religiosa, i Magi rappresentano quegli uomini di buona volontà che non hanno ancora scoperto Gesù, a cui non è ancora giunta la parola di salvezza. Per questo oggi celebriamo la vera giornata missionaria, perché, come nei Magi, in ogni uomo c’è questo bisogno profondo di ricevere una risposta ai grandi interrogativi della vita.
Spesso sono proprio quelli che non hanno mai sentito parlare del vero Dio a sentire maggiormente la gioia di lasciarsi investire dalla luce che si sprigiona dal Vangelo. Un giovane dice: «Ho scoperto Dio a 28 anni: ritengo gli anni che ho vissuto finora come inutili e sprecati». I Magi «provarono una gioia grandissima». È così per chiunque si apre davvero alla fede.
Cercatori di Dio
Essi sbagliano la meta: scelgono Gerusalemme, perché considerano normale che un grande personaggio nasca nella capitale, nel palazzo del re. E si rivolgono per informazioni proprio alla persona più sbagliata, a quell’Erode che ha fatto eliminare parecchi suoi famigliari, sospettati di tramare contro di lui per scalzarlo dal trono.
Ma poi giungono a Betlemme e si prostrano in adorazione, affermando in modo esplicito la divinità di Gesù, nascosta dal Natale di Betlemme. Prima sono stati i pastori a festeggiare la sua nascita e tutto apparve profondamente umano. Ora sono questi Magi venuti da lontano a riconoscere la sua regalità, anzi la sua divinità.
Per tutti questi motivi, l’Epifania non può considerarsi una festa oscurata dalla grandezza del Natale. Anzi, per gli ortodossi è questo il vero Natale, nel senso che viene celebrato oggi il pieno riconoscimento (epifaneia, manifestazione) della figliolanza divina di Gesù a Betlemme, anche nel suo battesimo. Per questo qualcuno di loro festeggia questo giorno entrando nelle acque gelide di un fiume, anche a 24 gradi sotto zero!
Come i pastori, chiamati per primi a onorare Gesù nella sua nascita e insieme ai Magi, venuti da lontano, per riconoscere la sua divinità, anche noi oggi ci inginocchiamo davanti al Bambino per sentire profondamente la gioia di avere Dio così vicino, lui che si è fatto uno di noi.
UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA
«Il vertice narrativo di Matteo 2,1-12 è costituito dalla frase: si prostrarono e lo adorarono. È il giorno della genuflessione anche per noi. E anche dell’offertorio dei doni. Ma soprattutto, della decisione di tornare a casa seguendo un’altra strada» (Tonino Bello).