Pubblicato il

1. Letture – 16 febbraio 2020

DOMENICA 16 Febbraio 2020

PRIMA LETTURA
A nessuno ha comandato di essere empio.

Dal libro del Siracide Sir 15,16-21 (NV) [gr. 15,15-20]

Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore; forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono, egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare.
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 118 (119)

Rit. Beato chi cammina nella legge del Signore.

Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti.

Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza,
perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.


SECONDA LETTURA
Siate tutti unanimi nel parlare,
perché non vi siano divisioni tra voi.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1 Cor 2,6-10

Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO Cf Mt 11,25

Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.


VANGELO
Così fu detto agli antichi; ma io vi dico.

Dal vangelo secondo Matteo Mt 5,17-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto,
né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.
Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
Parola del Signore

forma breve:
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto,
Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
Parola del Signore


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

Pubblicato il

2. Esegesi – 16 febbraio 2020

IO TI DICO

Siracide 15,16-21 (NV) – Davanti agli uomini stanno la vita e la morte
1 Corinzi 2,6-10 – Parliamo della sapienza di Dio
Matteo 5,17-37 – Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»

Invitati a entrare nel mistero di Dio
Le parole che oggi il Signore ci regala hanno una nota di dinamicità. Tutto è immerso nella grande opera dello Spirito che porta a compimento il passaggio dalla Prima alla Nuova Alleanza. Non si tratta di una «sostituzione» di una legge con un’altra, ma di un grande viaggio che la Parola di Dio compie nella persona e nello Spirito di Gesù. «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano». C’è un intreccio di mistero e di cose svelate, cose donate: è un invito ad entrare nel mistero di Dio che è il mistero della Trinità. Il Padre che custodisce il mistero, il Figlio che parla del Padre ed è uno con lui, lo Spirito che opera nella storia dell’uomo e svela le profondità di Dio, perché conosce ogni cosa. Il non trasgredire i comandamenti, il non adirarsi, il non dire male del fratello, l’attenzione a cercare chi ha qualche cosa contro di noi, si inseriscono nella scelta di essere dentro o fuori la dinamica del mistero di Dio.

Cresciamo nella verità di Cristo Gesù
Non c’è una legge dell’Antico Testamento e una legge del Nuovo: c’è la legge che Dio ha donato ai padri e c’è ora il suo compimento, da intendersi non come evento finito, fissato, ma come movimento dello Spirito nei cuori, nelle Chiese e nell’intera umanità. Ascoltando ogni giorno la Parola e pregando in essa e con essa, noi ci incontriamo con Gesù, nel senso che ogni Parola della Scrittura «si è fatta carne» in Gesù. Il Vangelo non cambia, ma noi possiamo capirlo un po’ di più. La ragione di questa «crescita» sta proprio nella formula «ma io vi dico». Il significato di quel «ma io vi dico» va colto nello straordinario crescere e consegnarsi del «dono di Dio»! Lui, il Signore, dicendo quel «ma io vi dico», prima di tutto annuncia il dono antico e nuovo che ci viene affidato. I termini negativi restano tutti. Non siamo entrati in una situazione idilliaca. Non si sogna qui un mondo diverso da quello in cui viviamo. Al contrario: tutto è in certo senso anche più delicato, e più difficile, proprio perché è più diretto il confronto tra le vecchie strutture dell’umanità e la misura piena del dono di Dio.

Partecipiamo all’intimità della Trinità
Se il mio cuore è libero, è capace di ascoltare la voce del silenzio attraverso cui il Dio della vita ci dona la sua sapienza. Non una sapienza per diventare dominatori del mondo, ma persone capaci di lasciare l’offerta ai piedi dell’altare per riconciliare il cuore con chi può avere qualcosa contro di noi… persone che preferiscono perdere una delle membra piuttosto che far perire il cuore nella Geenna. Lo scandalo più grande sta nel decidere di essere fuori da quella vita vera preparata per noi dall’ origine dei tempi. Allora la legge a cui Gesù vuole dare compimento è una legge fatta della possibilità di partecipazione all’intimità della Trinità. Meglio dunque impoverire o eliminare elementi non sostanziali, per quanto preziosi – l’occhio, la mano –, piuttosto che aggredire la sostanza e il mistero della nostra vita.

Riveliamo la presenza di Dio
Tutto è in certo senso «sacro», perché in ogni persona, in ogni luogo e in ogni avvenimento ci incontriamo con lui. Il nostro compito è quello di evidenziare questa sua presenza. Giurare oggi vorrebbe dire dubitare di questa sua presenza e della «santità» che, a motivo della sua presenza, ha riempito tutti e tutto. Ogni nostro gesto, come ogni nostra affermazione, è dunque «liturgia», servizio di lode reso a lui. Compiere la scrittura vuol dire darle il suo preciso significato, fare ciò che comanda il testo, non accontentarsi di una pura ubbidienza letterale, ma cercare di fare più di quanto prescrive il comandamento. La parola di Dio esige questo superamento proprio perché è parola di Dio. Questi tre livelli hanno segnato la vita di Cristo Gesù. Il superamento della legge non sta tanto nella comprensione o nell’attuazione, ma nel fatto che Gesù si propone come il vero interprete della legge e dei profeti, e vive tutto questo nella sua vita di risorto. E proprio perché siamo discepoli suscita in noi il suo stesso comportamento, perché noi non possiamo aggiungere nulla alla legge. Occorre richiamarsi alla potenza della preghiera per chiedere che lo Spirito operi in noi. Solo lui può fare in modo che al seguito di Gesù compiamo questa scrittura.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Nel tuo contesto quali realtà attendono di essere realizzate?
– In quale di queste ti piacerebbe investire la tua competenza e come?


IN FAMIGLIA
Diciamo la cosa più importante che vogliamo comunicare: lo facciamo con autorevolezza, dolcezza e rispetto.
Insieme analizziamo la comunicazione che usiamo in famiglia per migliorare e correggere le modalità utilizzate,
per non urlare inutilmente, per dire sì e no al tempo opportuno.


(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)

Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – 16 febbraio 2020

• Sir 15,15-20 – A nessuno ha comandato di essere empio.
• Dal Salmo 118 – Rit.: Beato chi cammina nella legge del Signore.
• 1 Cor 2,6-10 – Dio ha preordinato una sapienza prima dei secoli per la nostra gloria.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Benedetto sei tu, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli. Alleluia.
• Mt 5,17-37 – Così fu detto agli antichi: ma io dico a voi…


PER COMPRENDERE LA PAROLA

L’uomo è chiamato a osservare la legge; il Siracide ricorda l’esigenza della legge: la scelta tra la vita e la morte. Gesù proclama che la legge ha trovato in lui il suo compimento. Il Siracide sembra influenzato dalle «due vie» del Deuteronomio. Il Vangelo insiste sul rispetto integrale della legge del regno; il compimento della legge è la conversione del cuore.

PRIMA LETTURA
All’inizio del II secolo a.C., Ben Sirach dirige una scuola di Sapienza a Gerusalemme; egli invita coloro che sono «senza istruzione» (Sir 51,23). L’originalità del suo insegnamento consiste nell’ispirarsi alla storia biblica, è una rivalutazione della sapienza (14,20-27) e della legge di Mosè (15,1-10). Egli si oppone alla penetrazione pagana. Il passo 15,11-20 (si potrebbe leggere tutto il capitolo) riassume l’insegnamento di questo maestro di sapienza. Egli rifiuta alcune concezioni dualistiche, diffuse in quell’epoca ellenistica. Il peccato non può aver origine in Dio, perché Dio ne ha orrore e odia ogni specie di abominio (vv. 11-13).
Ben Sirach, per respingere ogni determinismo, rivela il vero volto di Dio e la grandezza dell’uomo.
– L’uomo rimane sempre libero. Se Dio interviene, non lo fa per sostituirsi a lui, ma per illuminarlo e invitarlo a una scelta libera; la vera fedeltà alla Legge si vive in piena libertà (v. 15).
– Ogni uomo è così chiamato a scegliere liberamente, come tra l’acqua e il fuoco, tra la vita e la morte. Non si allude a un’esistenza nell’aldilà. Ben Sirach esprime piuttosto una idea che gli è cara: la pienezza della vita terrestre nella salute, nella felicità e nella gioia di vivere.
– Il Sapiente afferma infine l’onnipotenza di Dio, che non schiaccia l’uomo, ma al contrario manifesta la sua grandezza lasciando l’uomo libero nelle sue scelte. È un testo sicuramente attuale; si pensi alle domande comuni: Da dove viene il male? Perché Dio lo permette? L’uomo di oggi si crede determinato da mille cose: astri, ereditarietà, ambiente… Egli dubita della propria libertà, della reale possibilità di fare la scelta della propria vita, fra la morte e la vita…

SALMO
È la preghiera che risponde all’appello rivolto dal sapiente: l’uomo fedele e libero si rivolge a Dio. Non è come uno schiavo di fronte a un padrone onnipotente; egli si è liberato cercando di conoscere e osservare la legge, e desidera ardentemente progredire in questa via di fedeltà verso una piena libertà.

SECONDA LETTURA
La comunità di Corinto è divisa perché alcuni si lasciano influenzare dalle religioni misteriche, in particolare dal culto della «Sophía» (sapienza). Paolo si trova così in una situazione analoga a quella di Ben Sirach (1a lettura). In uno stile vivo e tagliente, senza artifici di retorica, egli definisce la sapienza di Dio.
Essa non è la sapienza dei potenti di questo mondo, che finisce nell’autodistruzione. La sapienza di Dio è eterna ed è il mistero stesso di Dio.
Tale rivelazione non è fatta ai potenti di questo mondo, come a iniziati in una religione misterica; questi potenti sono talmente opposti alla Sapienza che hanno ucciso colui che ne è l’incarnazione: Gesù Cristo.
Questa sapienza supera ogni conoscenza umana, non si può raggiungere con un semplice sforzo di riflessione; soltanto lo Spirito la fa conoscere e aiuta coloro che amano Dio a progredire in questa scoperta.
Paolo sviluppa altrove lo stesso tema in modo più esplicito: Ef 3,1-21; e Gesù ne fa l’oggetto del suo rendimento di grazie (Mt 11,25-27).

VANGELO
Questo testo è l’inizio della esposizione di Matteo sulla nuova Legge, applicazione delle beatitudini (Mt 5,17-48). La lunga pericope ha una composizione complessa; alcuni passi sono anche di difficile interpretazione.
Gesù si pone al centro dello sviluppo del tema: egli non è venuto ad abolire le prescrizioni della Legge giudaica, ma a portarle a compimento; egli è la misura e l’autore della Legge e può affermare: «fu detto… ma io vi dico». Non viene a proporre una legge meno esigente; l’ideale che presenta è quello della perfezione. È proprio questa la conclusione della sua esposizione sulla Legge (Mt 5,48: Vangelo di domenica prossima).
Il piano di questo Vangelo
– 5,17-19: Cristo non sminuisce la legge e non incoraggia i suoi discepoli a farlo.
– 5,20-37: la giustizia proposta da Gesù è più esigente. Per esporla, Matteo ha costruito le sue frasi riprendendo diverse volte la stessa struttura, che risalta bene nella lettura breve (20-22; 27-28; 33-37). Ogni paragrafo incomincia con un’interpellanza: «Avete inteso…» cui si oppone un’affermazione: «ma io vi dico…». In queste forme molto vicine allo stile orale, che fanno pensare all’insegnamento nelle sinagoghe, Gesù sottolinea la novità della legge che egli porta.
Gli altri versetti (23-24; 25-26; 29-30; 31-32 e 34-36) sembrano proposizioni inserite dal-l’evangelista, perché riguardano più o meno lo stesso argomento. Il significato: la giustizia richiesta da Gesù supera la giustizia antica in diversi modi:
1. Essa va oltre nelle sue esigenze, e in ciò rafforza la legge.
– La collera e gli insulti sono già attentati alla vita, una forma di omicidio.
– Il desiderio è già una forma di adulterio.
– La sincerità è richiesta in ogni parola e non solo nei giuramenti.
2. La nuova giustizia interiorizza la legge. La «giustizia» non riguarda più gli atti esteriori, individuabili e sanzionati dalla legge, ma l’intenzione del cuore. È uno degli argomenti abituali dell’opposizione di Gesù ai farisei (Mc 7,1-11 e Mt 23,15-32).
3. La nuova giustizia rende sacri i nostri gesti e i nostri discorsi più comuni, per il fatto che ne rivela l’intenzione profonda (particolarmente riguardo alla sincerità: sì, sì; no, no). La novità della legge di Cristo consiste nel fatto che egli «porta a compimento la legge». Gli altri «logia» illustrano questa novità della legge del regno: vv. 23-24: la riconciliazione è più importante dell’offerta.
vv. 25-26: la riconciliazione è sapienza e prudenza.
vv. 29-30: cedere allo scandalo è più grave della mutilazione.
vv. 31-32: il ripudio, sotto un’apparenza di legalità, è una forma di adulterio. vv. 34-36: non giocare sulle parole nei giuramenti.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Chiamati a una scelta libera
– Gli inviti alla libertà sono numerosi: l’uomo ha un fortissimo bisogno di indipendenza, ha sete di costruire da sé la propria vita. Molti popoli aspirano a liberarsi da ogni influenza straniera, a gestire coi propri mezzi il loro destino. La 1ª lettura proclama questa libertà dell’uomo: «l’esser fedele dipenderà dal tuo buon volere», «là dove vuoi, stenderai la mano». Quale uso ne fa? Le condizioni preliminari per essere liberi sono il potere e il sapere scegliere.
– La libertà è un dono di Dio. Fin dal paradiso (Gn 2) «davanti agli uomini stanno la vita e la morte» (1a lettura). Questa scelta non è facoltativa, essere liberi non vuol dire esitare, fare il doppio gioco: «Fino a quando zoppicherete da entrambi i piedi?» (1 Re 18,21). Il dono di Dio non può essere sepolto sottoterra (Mt 25,26); bisogna decidere. È meglio cambiare le proprie scelte che non farne del tutto ed esitare indefinitamente. Per scegliere, bisogna avere tutte le garanzie in proprio favore? La scelta non avviene senza rischi; anche Dio scegliendo liberamente l’uomo ha corso ogni rischio. Dio sceglie chi vuole, liberamente. Di fronte a lui l’uomo resta libero: il giovane ricco (Mt 19,16). – L’uomo deve rispondere alla chiamata di Dio: «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no» (Vangelo; cf Gc 5,12); egli deve continuamente rispondere, superarsi. Anche Cristo ha portato il suo popolo a un superamento: «Non sono venuto per abolire, ma per dare compimento», questo popolo che credeva di dare la risposta perfetta al dono di Dio. «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei»… (Vangelo). Una legislazione immutabile e definitivamente codificata, come quella degli scribi e dei farisei, non può rendere gli uomini liberi (cf 1a lettera e lo spirito).
– Gesù era libero. In lui ha avuto la perfetta attuazione l’uomo libero per eccellenza; rispetto alla propria vita e alla propria morte; rispetto alla legge (sabato, digiuno, purificazioni…). «Ma io vi dico…». Egli diventa così la sorgente e il criterio della libertà umana. L’uomo non può fare ciò che gli piace, il criterio ultimo della libertà è la scelta di Cristo. «Egli ci ha liberati», «per grazia di Dio però sono quello che sono» (1 Cor 15,10). «Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio» (1 Pt 2,16).

«La vostra giustizia»
1. Noi parliamo molto di giustizia e lo facciamo con passione. Alcuni inscenano manifestazioni per ottenere finalmente la giustizia, altri si sdegnano pensando che, insieme ai loro diritti e ai loro beni, sia minacciata anche la giustizia.
Noi parliamo di giustizia in nome di Cristo e del Vangelo; alcuni conoscono Cristo soltanto come l’instauratore di una giustizia umana finalmente nuova. Gesù parla di giustizia; non di una giustizia da esigere prima di tutto dagli altri, diritto che del resto egli non nega, e neppure di una giustizia umana, bell’e pronta, che si servirebbe su di un vassoio. No, Gesù va al cuore del problema: ci rimanda al nostro cuore, alla «nostra giustizia»: ci troviamo così con le spalle al muro.
2. È una dolorosa esperienza propria di ogni uomo: riguardo alla giustizia, io sono un «puro» quando sono in causa gli altri, ma quando si tratta di me, dei miei intenti segreti, io sono indulgente, comprensivo…
Disprezzo e rancori conservati o inconfessati…
Segrete impurità del cuore…
Abilità nel dire la verità utile al momento…
Sono altrettanti capitoli in cui nessuno può sentirsi fiero della propria giustizia segreta.
3. La giustizia del regno, tuttavia, quella di Dio, non può essere che una giustizia in spirito e verità.
– Di fronte a un codice, c’è sempre un’interpretazione possibile.
– Anche nell’amore più vero la lealtà non è mai del tutto trasparente, anche se si soffre di questo.
– La parola non è soltanto fonte di malintesi, un mezzo per donarsi, ma anche per salvarsi…
Soltanto con il cielo non sono possibili compromessi. Il cielo è uno specchio spietato, perché perfettamente limpido. La nostra giustizia davanti a Dio consiste nella rivelazione del nostro peccato e insieme della purezza di Dio, che la Parola di Cristo ci svela meglio della legge più esigente.

La sapienza del Vangelo
Gli uomini vogliono riuscire nella loro vita, viverla pienamente; vengono fatte loro proposte diverse, più o meno esoteriche; resta solo l’imbarazzo della scelta, oggi si prova tutto. Dio domandava a Salomone: «Chiedimi ciò che io devo concederti», ed egli chiese la sapienza, un cuore docile per saper distinguere il bene dal male (1 Re 3). La Scrittura: parla spesso della sapienza; essa è più preziosa dell’oro (Gb 28,28; Prv 16,16).
La sapienza non è quindi un insieme di conoscenze; più che un sapere, essa è un’accortezza, un dono di Dio ottenuto nella preghiera (Salomone).
Cristo è maestro di sapienza, egli ha autorità; la sua giustizia supera quella degli scribi e dei farisei (Vangelo). La sua sapienza non è di questo mondo. «Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria» (2a lettura).
La sapienza di Cristo è la sua morte in croce, il dono di sé nell’amore, nell’assoluta fiducia in Dio: una follia e uno scandalo per coloro che vedono nella croce il supplizio più infame e disumano (1 Cor 1,23). La croce, fonte di sapienza, è il capovolgimento di tutti i valori umani. Un’era nuova, una creazione nuova si è iniziata; sulla croce, Cristo è veramente uomo e Dio che si assume le proprie responsabilità, che giunge fino all’estremo (2a lettura: l’ammirazione di Paolo di fronte a questo mistero di sapienza). «Per la nostra gloria», «tra i perfetti», «a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito…»; questo mistero è rivelato soprattutto ai piccoli. Tutte le strade portano a Roma, una sola porta al Padre, è la via della croce: la via dei perfetti e dei piccolissimi, la via della gloria. Noi a volte siamo in contraddizione con la sapienza di Dio. Ci attrae la via della ricchezza, degli onori, del sapere e del potere… «Chi vorrà salvare la propria vita la perderà» (Mt 16,25).
La vera sapienza consiste nel saper discernere i valori autentici in nome di Cristo. Ciò richiede certe condizioni o atteggiamenti: la povertà di spirito, superare ogni ragionamento umano per confessare Gesù (1 Gv 4,2), amare gli uomini (Vangelo), essere docili e aperti allo Spirito. «Lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio» (2a lettura). La preghiera è rivelatrice per colui che è alla ricerca della sapienza (Sal 118).


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 2, anno A, tempo ordinario – Elledici 2003)

Pubblicato il

4. Parola da Vivere – 16 febbraio 2020

IO TI DICO

Il «ma io vi dico» di Cristo Gesù ci sollecita a fare alcune cose. Non disperare mai dell’altro. Si deve dare il primato alla riconciliazione che si realizza solo se qualcosa muore in noi. Prima di essere nell’altro il male è in noi, per questo è importante vedere sempre gli elementi di positività che segnano comunque e sempre la vita di una persona: anche il poco che c’è, se scoperto e valorizzato diventa fonte di cose grandi e importanti. La parola, infine, ha un grande potere: essa può essere positiva, ma in non pochi casi può trasformarsi in qualcosa di profondamente negativo. La vigilanza sul parlare diventa un richiamo all’ubbidienza a Cristo e al dare valore all’essere. Il nostro compito è riconoscere e confessare la sua presenza, e rifiutare tutto quello che nega tale presenza.


(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)

Pubblicato il

5. Preghiere dei Fedeli – 16 febbraio 2020

Discorso della montagna

Celebrante. Nel Discorso della montagna Gesù ci sollecita a vivere con coerenza la legge dell’amore. Ma i suoi insegnamenti risultano sovente troppo alti per la nostra fragilità. Con la Preghiera dei fedeli ora gli chiediamo che rafforzi le nostre volontà.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Padre, convertici al tuo amore.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. I veri cristiani nel mondo accettano le esigenze radicali del Vangelo, e sanno infrangere le barriere dell’egoismo.
Perché anche noi dimostriamo la verità del nostro amore al Padre che è nei cieli attraverso il rispetto reciproco e il servizio dei fratelli, preghiamo.

2. Per il mondo: sia più concorde e pacifico. Il Signore ci chiede di portare il comandamento «Non uccidere» fino alle estreme conseguenze.
Perché non prevalga il più forte, ma ci comportiamo in ogni circostanza con il massimo rispetto per la vita e l’incolumità degli altri, preghiamo.

3. Per la santità della famiglia. In una società che a volte vorrebbe fare della trasgressione una virtù, il Signore chiede al cristiano grande delicatezza nel proprio comportamento intimo.
Perché sappiamo portare rispetto al corpo nostro e altrui, con una sensibilità morale che coinvolge anche la sfera del pensiero, delle intenzioni e dei desideri, preghiamo.

4. Per la lealtà nel nostro modo quotidiano di rapportarci con gli altri. Gesù si aspetta che siamo coerenti con la parola che abbiamo dato.
Perché – come ci ha chiesto – il nostro parlare sia «sì, sì, o no, no», nella franchezza e verità del nostro comunicare, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Essa è viva nella misura in cui fa propria la legge dell’amore, nella comprensione reciproca.
Perché la partecipazione all’unico pane eucaristico aumenti la nostra capacità di condivisione con i fratelli e sorelle che ci vivono accanto, preghiamo.

Celebrante. O Dio nostro Padre, il Discorso della montagna sembra troppo impegnativo per noi: sovente viviamo ben al di sotto del suo programma. Rendici forti, perché sappiamo realizzare con cuore libero le esigenze del Vangelo, in amicizia e solidarietà. Per Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

Pubblicato il

7. Aforismi – 16 febbraio 2020

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

PER I BAMBINI, ANCHE QUELLI CHE SONO ORMAI CRESCIUTI
I piccoli stanno attenti all’omelia come sanno, ma cercano anche loro di capire Gesù.
Per loro può servire una favola orientale.
È la storia di un santone musulmano che un giorno trovò lungo il ciglio della strada un mendicante, mezzo morto di fame.
Intenerito, subito lo soccorse, gli diede tutto ciò che aveva con sé.
E intanto pensava: «Ma Signore, perché non fai qualcosa per questo poveraccio?».
Poi tornò tranquillo a casa sua.
Di notte ebbe un sogno.
Sognò che il Signore veniva a trovarlo, e gli portava la risposta alla sua domanda.
Gli disse: «Sai? Io ho fatto qualcosa per quel mendicante. Io ho fatto te».


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno A – Elledici 2009)

Pubblicato il

8. Canto Liturgico – 16 febbraio 2020

Ecco a voi questa settimana un canto per la COMUNIONE

PADRE CHE HAI FATTO OGNI COSA – L. Migliavacca
(Nella Casa del Padre, n. 698 – Elledici)

R. Padre, che hai fatto ogni cosa dal nulla:
Santo, santo, santo è il tuo Nome!
Figlio, che regni glorioso in eterno:
Santo, santo, santo è il tuo Nome!
Spirito Santo di grazia e d’amore:
Santo, santo, santo è il tuo Nome!

1. Hai posto il tuo trono nel sole,
tu chiami le stelle per nome,
il cielo, cantando a te gloria, proclama:
Santo, santo, santo è il tuo Nome!

2. Il candido coro degli angeli,
la schiera gloriosa dei martiri,
la Chiesa, per tutta la terra, proclama:
Santo, santo, santo è il tuo Nome! (2v)

Pubblicato il

9. Narrazione – 16 febbraio 2020

TRE FIGLI

Tre donne andarono alla fontana per attingere acqua.
Presso la fontana, su una panca di pietra, sedeva un uomo anziano che le osservava in silenzio ed ascoltava i loro discorsi.
Le donne lodavano i rispettivi figli.
«Mio figlio», diceva la prima, «è così svelto ed agile che nessuno gli sta alla pari».
«Mio figlio», sosteneva la seconda, «canta come un usignolo. Non c’è nessuno al mondo che possa vantare una voce bella come la sua».
«E tu, che cosa dici di tuo figlio?», chiesero alla terza, che rimaneva in silenzio.
«Non so che cosa dire di mio figlio», rispose la donna. «È un bravo ragazzo, come ce ne sono tanti. Non sa fare niente di speciale…».
Quando le anfore furono piene, le tre donne ripresero la via di casa. Il vecchio le seguì per un pezzo di strada. Le anfore erano pesanti, le braccia delle donne stentavano a reggerle.
Ad un certo punto si fermarono per far riposare le povere schiene doloranti.
Vennero loro incontro tre giovani. Il primo improvvisò uno spettacolo: appoggiava le mani a terra e faceva la ruota con i piedi per aria, poi inanellava un salto mortale dopo l’altro.
Le donne lo guardavano estasiate: «Che giovane abile!».
Il secondo giovane intonò una canzone. Aveva una voce splendida che ricamava armonie nell’aria come un usignolo.
Le donne lo ascoltavano con le lacrime agli occhi: «È un angelo!».
Il terzo giovane si diresse verso sua madre, prese la pesante anfora e si mise a portarla, camminando accanto a lei.
Le donne si rivolsero al vecchio: «Allora che cosa dici dei nostri figli?».
«Figli?», esclamò meravigliato il vecchio. «Io ho visto un figlio solo!».

«Li riconoscerete dai loro frutti» (Matteo 7,16).


(tratto da: B. Ferrero, 365 Piccole Storie per l’anima, Vol. 1, pag. 218 – Elledici 2016)

Pubblicato il

10. Anche Noi Vogliamo Capire – 16 febbraio 2020

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola 

 

 

PRIMA LETTURA (Sir 15,16-21 (NV) [gr. 15,15-20])
Ben Sirac, un sapiente del secondo secolo, invita a osservare la legge, sapendo che Dio vede ogni nostra azione e non autorizza nessuno a compiere il male. Dio infatti è sempre dalla parte del bene: è la libertà che può indurre l’uomo al male.

Capire le parole
* Comandamenti. Più che come “ordini”, “comandi”, imposizioni gravose, vanno intesi come “parole di vita” in grado di far vivere bene l’uomo. Come un ingegnere o un progettista conoscono bene e a fondo l’intima natura della macchina o dell’edificio che hanno tratto dalla loro mente al mondo reale, così solo Dio conosce così profondamente l’essere umano che ha creato, da potergli dare le giuste istruzioni per “funzionare” a meraviglia.


SECONDA LETTURA (1 Cor 2,6-10)
Prosegue la presentazione della lettera ai Corinzi. Paolo parla ai cristiani della vera sapienza, quella che proviene dallo Spirito e che è anticipazione della gloria futura. Dio ha preparato per coloro che lo amano qualcosa di straordinario, che nessuno ha mai visto o ascoltato.

Capire le parole
* Sapienza umana. È il ben parlare, con stile, con eleganza, quella capacità di saper conquistare finanche ad affabulare gli uditori. Paolo ci tiene invece a ricordare che tutta la sua predicazione è basata su quanto di meno possa risultare affascinante: il Cristo crocifisso, sconfitto e fallimentare, su cui ha trionfato la potenza di Dio che lo ha risuscitato. Solo chi è animato da fede e da nessun altro interesse terreno riconosce e accoglie tutto questo.


VANGELO (Mt 5,17-37)
Continua il capitolo 5 di Matteo, il «Discorso della montagna». Gesù, che a volte pare contrapporsi alla legge, qui la conferma in modo netto, anzi la porta alle estreme conseguenze, soprattutto nei confronti dell’amore al prossimo.

Capire le parole
* Iota. Piccolo segno dell’alfabeto greco, derivante dalla lettera ebraica yod. Il suo nome deriva dal termine ebraico yad, che significa ‘mano’, perché ha la forma di un piccolo dito. Lo yod è così piccolo che a volte gli scribi antichi lo eliminavano dalle parole per risparmiare spazio. Chi ascoltava Gesù aveva familiarità con questa lettera, e comprendeva che intendeva dire che “nemmeno il minimo dettaglio verrà eliminato dalla Torah”, la Legge data a Mosè.


IN SINTESI… Anche in questa domenica ci viene offerto un brano del capitolo 5 di Matteo. Gesù, dopo aver proposto le beatitudini, prosegue con il lungo Discorso della montagna, nel quale come un nuovo Mosè proclama solennemente la sua legge, che non è diversa da quella praticata dagli ebrei del suo tempo, ma che diventa estremamente più impegnativa, perché la porta alle estreme conseguenze, coinvolgendo il cuore dell’uomo.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2020 – LDC”