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3. Commento alle Letture – 15 SETTEMBRE – XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

15 SETTEMBRE

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

PENSARE SECONDO DIO

COMMENTO

La domanda di Gesù all’inizio sembra mossa da curiosità, poi diventa impegnativa sul piano personale. Solo dopo scopriamo che è stato un modo mirato e voluto per cominciare a dirozzare l’idea di Messia che hanno gli apostoli, e non solo loro. La risposta di Pietro, che in Marco rappresenta tutti gli apostoli, si rivela esatta nella formulazione ma ambigua quanto al significato.
Il vangelo di Marco si è aperto con la dichiarazione che Gesù è Messia e Figlio di Dio. Ora, esattamente a metà del vangelo, l’evangelista ci dice che gli apostoli hanno capito solo in piccola parte chi è Gesù; e solo alla fine il centurione, un pagano, riconoscerà in lui il figlio di Dio, per come è morto sulla croce.
Gesù accoglie la risposta di Pietro e se ne serve per iniziare a spiegare che sì, è il Messia, ma diversamente da come pensano loro; vincerà non contro i romani, ma contro l’avversario di Dio e dell’uomo, non con le armi e la forza, ma dando la propria vita e risorgendo.
Quanto poco abbia capito Pietro lo si vede subito. Preso dal suo affetto e dalla preoccupazione non solo per Gesù, ma anche per la sua visione della carriera del Messia, lo chiama in disparte e si mette a rimproverarlo, pretendendo di conoscere, lui, il vero progetto di Dio.
Gesù, invece, si rivolge a tutti (evidentemente la pensavano come Pietro) e, con estrema fermezza, ricorda qual è il posto del discepolo: dietro il maestro. È il maestro a tracciare la strada, non il discepolo, e se si mette davanti diventa non solo inciampo, ma addirittura Satana, cioè tentatore e inciampo, perché vuol portare il Signore su strade diverse da quella progettata da Dio per la salvezza dell’umanità.
A questo punto Marco raccoglie alcune espressioni di Gesù, che tracciano le scelte fondamentali e lo stile di vita del discepolo.
Subito Gesù attacca l’idea di fondo che si oppone al progetto di vita che lui vive e propone: l’autorealizzazione e la felicità cercata per se stessi, secondo i modelli satanici. Il discorso è tagliente e senza scappatoie: chi vive per se stesso, chi si mette al centro di tutto e sopra gli altri e crede di realizzare la propria vita e salvarla, in realtà la perde, fallendo la propria vocazione umana di figlio di Dio in relazione fraterna con gli altri. Chi invece si decentra (come dovrebbero fare tutti gli adulti nella fede) e mette la propria vita a servizio degli altri (ama cioè secondo il modello di Gesù, disposto a sacrificare se stesso: questa è la croce) attraverserà la sofferenza e avrà la vita eterna, non solo nell’aldilà, ma già in questo mondo, perché la vita eterna è fatta di amore per i fratelli e per Dio, da ora e per sempre.
La Chiesa non può essere diversa dal suo maestro. La missione messianica è passata a lei. La lotta contro l’avversario è già segnata dalla vittoria di Cristo, ma nella storia sta continuando. La bella notizia che la Chiesa annuncia non cammina e non diventa credibile per le sue opere di beneficenza, ma solo perché segue il Signore sul cammino della croce fino a consumare se stessa per amore.
I rimproveri a Gesù non sono finiti. Pietro, suo malgrado, ha fatto scuola. Sono molti i cristiani che, a tutti i livelli, si scandalizzano del modo di Gesù di essere Messia. Credono fino a che tutto va secondo i loro piani, magari si impegnano anche a “fare del bene”, ma quando si avvicina la croce, allora pretendono di dire al Signore quello che deve fare per loro, e se non basta cercano altre strade per curare i propri interessi in questo mondo.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Noi non siamo sordi rispetto alla parola di Dio, anzi l’ascoltiamo spesso. Ci tocca allora interrogarci se i nostri orecchi sono sempre collegati con la mente e il cuore.
  2. Bocca chiusa. La timidezza dei cristiani nel “dire” la propria fede e il proprio amore, anche di fronte a chi non crede e non ama i fratelli, forse a volte ha contagiato anche noi.
  3. Bocca sempre aperta, per parlare a vanvera, di cose futili e per giudicare tutto e tutti. Chiediamo al Signore che metta un freno alla nostra lingua e che la usiamo, come san Domenico, soprattutto per «parlare con Lui o di Lui».
  4. La bella notizia per noi: dal Battesimo in poi, il Signore ci ha fatto tutti i doni di cui abbiamo bisogno per ascoltarlo, comprenderlo, seguirlo e testimoniarlo. Ricominciamo da oggi.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Affrontiamo un sacrificio per fare del bene a una persona vicina che ne abbia bisogno